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La recente ordinanza balneare del Friuli Venezia Giulia che vieta l’uso di acqua potabile nelle piscine degli agriturismi mette in crisi il settore del turismo, che tra Bibione e San Vito al Tagliamento rappresenta un’importante fetta dell’economia locale. Gli operatori del settore chiedono soluzioni alternative per non compromettere la stagione turistica.

Vietato usare l’acqua potabile: agriturismi a rischi

Si parla da diversi giorni di questa nuova legge che manderebbe in crisi l’intero settore turistico del Friuli Venezia Giulia. L’ordinanza emessa dalla Regione impone agli agriturismi e alle strutture ricettive del litorale di non utilizzare l’acqua potabile per riempire le piscine per sopperire alla crisi energetica, pena la chiusura degli impianti; l’acqua potabile deve essere utilizzata solo per uso domestico.

Gli operatori denunciano i pesanti disagi e le difficoltà nel reperire risorse alternative, chiedendo deroghe o soluzioni tampone in attesa di nuove normative.

Soluzioni alternative dispendiose e difficili da attuare

Il presidente dell’Associazione agrituristica di San Vito, Mauro Paroni, chiede che gli agriturismi possano utilizzare l’acqua piovana raccolta o quella derivante da pozzi artesiani, misure che richiedono però investimenti e lungaggini burocratiche spesso insostenibili.

Anche l’utilizzo dei laghetti e delle acque sotterranee presenta criticità di non facile soluzione.

La necessità di una deroga per salvare la stagione turistica

Gli operatori chiedono deroghe per utilizzare l’acqua potabile nelle piscine almeno per la stagione estiva, in attesa di soluzioni definitive. Serve un accordo con le istituzioni per evitare il rischio di chiusura delle strutture e il conseguente danno economico alla filiera turistica, già messa a dura prova dalla pandemia.

I friuliani chiedono a gran voce di:

Ottenere una deroga temporanea all’ordinanza per l’utilizzo dell’acqua potabile nelle piscine durante l’estate.

•Investire in soluzioni alternative come il riciclo dell’acqua piovana e l’utilizzo di pozzi artesiani, superando le criticità burocratiche.

Raggiungere un accordo con le istituzioni regionali per scongiurare la chiusura degli impianti e il danno al turismo, già in crisi a causa della pandemia.

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