Tante sono le costiere spettacolari del nostro Meridione, ma un posto di rilievo lo merita la Costa Viola, il tratto di Calabria che va da Palmi a Bagnara, per il mix di bellezza del mare e di punti di interesse nell’interno.

Leonida Repaci, il grande scrittore nativo di Palmi creatore del Premio letterario Viareggio, aveva qui la sua villa, e le parole iscritte sulla panchina ivi collocata ben riassumono i motivi del fascino di questa terra: boschi, valli che scendono a mare e costiere di roccia, luoghi di antichi saperi come la pastorizia e di meditazione come i romitaggi.

Con l’eccezione della bella e larga spiaggia della Tonnara, la Costa Viola è un susseguirsi di pareti di roccia coperte di macchia mediterranea e di appartate calette a sassi, in massima parte raggiungibili solo dal mare, che costituiscono un paradiso per i sub e per i bagnanti che non amano l’affollamento da spiaggia.

Il mare antistante ospita una selva di gorgonie rosse (Paramuricea clavata), una specie marina a forma di ventaglio di colore rosso violaceo, che contribuisce a dare alla costa il suo nome, insieme ad alcune venature delle rocce emergenti dalle acque sotto il sole del tramonto che qui è particolarmente di effetto essendo la costa esposta a nord-ovest.

La mitologia della Costa Viola

In questo lembo di Magnagrecia non potevano mancare suggestioni mitologiche, e infatti il mare della Costa Viola è anche detto Porto di Oreste, dalla leggenda secondo cui il figlio di Agamennone, perseguitato dalle Erinni per aver ucciso la madre Clitennestra, avrebbe saputo dall’oracolo di Delfi che per trovare pace doveva recarsi nel Chersoneso, terra dei Tauri, rubare l’antica statua lignea di Artemide e poi recarsi in un luogo ove scorreva un fiume alimentato da sette affluenti.

In effetti si trova qui il fiume Petrace, chiamato in antichità Metauros, che è tutt’oggi un fiume alimentato da sette sorgenti. Dopo esservisi immerso sette volte, come richiesto da Apollo, Oreste riacquistò il senno e la leggenda narra che in quel luogo fondò una città che da lui prese il nome.

Ma la vera leggenda contemporanea è il prodotto principale di questo mare, il pescespada. Portato qui da un misterioso istinto naturale, come i salmoni che risalgono i fiumi dell’Alaska, il pescespada adulto torna in queste acque ed è da secoli protagonista (e naturalmente vittima) della battaglia con i pescatori locali.

La caccia al pescespada

Questi ultimi cacciano il pesce spada con apposite barche, che molti chiamano impropriamente spadare (nome riferibile alle barche per la pesca con la rete, pratica oggi vietata), mentre le vere barche da pescespada sono dette feluche o passerelle, nome chiaramente relativo alla lunghissima passerella, fino a 20 metri, che sporge dalla prua e alla cui estremità si posiziona l’addetto alla fiocina.

Una altrettanto spropositata struttura, rispetto alle dimensioni dell’imbarcazione, si eleva al di sopra di essa e lì in cima sta la vedetta che deve avvistare da lontano la bestia e dare indicazioni perchè la barca arrivi a portata di fiocina. Questa altissima antenna, col peso dell’uomo in cima, mette la barca in un equilibrio precario e a rischio di rovesciamento ad ogni ondata, e per questo motivo le feluche escono in mare solo quando questo è assolutamente tranquillo.

Non solo mare in Costa Viola

E per chi vuole fare una vacanza su questa costa ma non vuole vivere solo di tintarella in spiaggia o immersioni subacquee? Nell’interno non c’è che da scegliere, con una natura esuberante che consente ad esempio di salire in macchina in un quarto d’ora dal livello del mare ai 600 metri della cima del vicino monte Sant’Elia. Qui ci si può ritrovare immersi in un vero ambiente di montagna, tra boschi di pini e castagni, accarezzati da un venticello che anche a Ferragosto può richiedere un leggero golf a chi sale dagli accaldati litorali.

Dal punto panoramico sulla cima del monte si gode una vista incredibile, che spazia sul paese di Palmi e la costa a nord di esso, fino alla punta di Capo Vaticano. Di fronte c’è la vastità del Tirreno, con la possibilità nei giorni senza foschia di vedere distintamente le isole Eolie, e più a sinistra Messina e la Sicilia.

Se poi il turista vuole soddisfare anche interessi culturali circa la storia del territorio, si può partire dal neolitico, con spettacolari grotte naturali in cui sono state rinvenute stratificazioni di popolazioni vissute varie migliaia di anni fa. Una delle più spettacolari è quella dei Trachini, facilmente visitabile proprio a monte della villa di Repaci, mentre altre ugualmente o forse più importanti richiedono l’accompagnamento di una guida locale.

I Tauriani, antichi signori della Costa Viola

Ma il periodo storico più interessante e più caratteristico della Costa Viola è sicuramente quello che vide l’affermarsi in questi luoghi del popolo dei Tauriani. Erano questi una popolazione italica che faceva parte della più ampia famiglia dei Bruzi, il gruppo etnico che pur provenendo in origine dalle colonie della Magna Grecia si era poi reso indipendente dai Greci stessi nel IV secolo a.C., conquistando il controllo dell’intera penisola calabra.

I Tauriani dunque si erano stabiliti in prossimità della costa tirrenica e avevano per propria capitale la città di Tauriana, collocata nella parte centrale di un pianoro dominante la costa Viola. A differenza di altri popoli italici, come i Sanniti, i Tauriani non si scontrarono mai contro Roma ma stabilirono invece buoni rapporti commerciali e alleanze militari, che si rivelarono preziose in particolare con l’appoggio dato a Roma nella seconda guerra punica.

Così nell’89 a.C., come racconta Tito Livio, i Tauriani passarono «sotto la protezione di Roma»: la cultura e la lingua bruzia sparirono progressivamente con la crescente romanizzazione della zona, ma i Tauriani, grazie ad un buon rapporto con i romani, conquistarono un’autonomia politica e amministrativa che permise loro di avere un proprio territorio, abbandonando la condizione di subordine nei confronti della città di Reggio.

Soggetta, dopo la caduta dell’impero romano di occidente, a scorrerie di barbari dal nord e di saraceni dal mare, Tauriana decadde fino ad essere completamente devastata nel 951 da una spedizione islamica. Di Tauriana rimane il ricordo linguistico nella moderna città di Taurianova, sorta nell’interno in corrispondenza della precedente, ma soprattutto l’interessante e ben curato parco archeologico dei Tauriani “Antonio De Salvo” in periferia di Palmi.

Il parco archeologico

Va detto subito che la citata devastazione saracena non ha lasciato in piedi strutture architettoniche intatte. Nondimeno gli scavi e lo studio dei resti al livello del terreno (pavimenti, basamento del tempio, tracce dei muri delle case) hanno permesso di identificare un villaggio protostorico risalente a quattromila anni fa, l’impianto urbano della città di Tauriana compresi interessanti edifici come la “casa del Mosaico”, un santuario, resti di una strada romana e un edificio per spettacoli di forma circolare, probabilmente un anfiteatro.

La presenza di canalizzazioni idriche alla base dell’anfiteatro ha portato a ritenere che questo potesse essere sede anche di piccole naumachie, ipotesi corroborata dal ritrovamento nei pressi di un busto dell’imperatore Adriano, che amava questo tipo di spettacoli e che potrebbe essere stato invitato ad inaugurare l’anfiteatro assistendo ad una battaglia navale.

Un’altra interessante scoperta fatta dagli archeologi nel parco è il diffuso utilizzo da parte dei Tauriani di materiale costruttivo realizzato con una miscela di pozzolana e pietra pomice, che conferiva grande leggerezza e solidità. La pietra pomice abbondava in zona, e abbonda tuttora, sotto forma di grumi emessi dai vicini vulcani delle Eolie e trasportati dalla corrente sulla Costa Viola. Poichè anche i romani per le loro costruzioni, soprattutto nel periodo imperiale, fecero largo uso della pietra pomice che però non arrivava sulle coste laziali, si è ipotizzato che essi abbiano appreso questa tecnica proprio dal contatto con i Tauriani.

Suggerimenti utili

Una vacanza sulla Costa Viola si rivela quindi eccellente sia dal punto paesaggistico che storico, senza dimenticare quello gastronomico che qui sarebbe troppo lungo descrivere.

Per chi vorrà fare questa esperienza ecco alcuni consigli:

  • per prenotare una visita al Parco archeologico andare sul sito www.parcoarcheologicodeitauriani.org.
  • per alloggiare in una struttura quattro stelle appena fuori Palmi, fuori dall’affollamento e chiasso cittadino, con grande vista sul mare e tramonti caraibici Resort Capo Sperone
  • per fare vita di spiaggia su sabbia fine e a due passi dagli scogli più scenografici della Costa Viola stabilimento balneare Lido Ulivarella, dove è anche possibile gustare ottimi pranzi e cene
  • per effettuare gite in barca lungo la costa con soste per bagno e immersioni nonchè brevi spuntini azienda Pesca Turismo Costa Viola
  • per soggiornare in un agriturismo e assaporare pranzi e cene preparati con ingredienti genuini prodotti nello stesso agriturismo Villa Nunzio

Ugo Dell’Arciprete

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