Situato nell’estremo nord-est del continente sudamericano il Venezuela, grande tre volte l’Italia, offre incredibili peculiarità naturalistiche, una delle maggiori biodiversità del pianeta e un’estrema varietà geografica, valori stranamente finora ignorati dal turismo, almeno nel suo interno dove si concentra la maggior ricchezza ambientale. Affacciato a nord con 3.000 km di candide spiagge da cartolina, fondali da sballo e isole da sogno (per tutte Isla Margarita e l’arcipelago di Los Roques) sul Mar dei Carabi e sull’oceano Atlantico, confina ad ovest con la Colombia, a sud con il Brasile e ad est con la Guyana. Ad occidente, dopo il lago Maracaibo (in realtà un antico tratto di mare impaludato, sede di quegli ingenti giacimenti petroliferi che hanno trasformato l’economia del paese nell’ultimo secolo) si elevano i picchi perennemente innevati, alti fino a 5.000 m, della Sierra Nevada, tratto iniziale della cordigliera andina ricca di laghi glaciali, lagune, villaggi indios e di flora e fauna alpina, sorvolata dai voli del condor andino. Al centro, tagliato latitudinalmente in due dall’Orinoco, terzo fiume del continente, si estendono Los Llanos, pianura alluvionale semiallagata durante la stagione delle piogge e grande quanto l’Italia, caratterizzata da praterie erbose a perdita d’occhio simili alla pampa argentina o al West statunitense, dedicata all’allevamento del bestiame. Questo ambiente ospita una delle maggiori concentrazioni di fauna selvatica sudamericana: capibara, armadilli, pecari, opossum, tapiri, puma, giaguari, alligatori, delfini di fiume, iguana, scimmie, anaconda e 300 specie di uccelli, soprattutto acquatici. A sud le piane dei Llanos confinano con le intricate giungle della foresta umida amazzonica con i suoi corsi d’acqua, popolata da un mosaico di isolate comunità indigene, mentre ad est si eleva nuovamente fino a 2.800 m nel massiccio della Guyana chiamato Gran Sabana, un insieme di piatti rilievi isolati dalle pareti precipiti, i Tepuy, formati da alcune delle rocce più antiche del continente vecchie di 2-3 miliardi di anni, solcati da profondi canyon e da imponenti cascate, compreso il Salto Angel, la più alta del mondo. Una terra assai suggestiva, magistralmente descritta  dal medico e scrittore scozzese Artur Conan Doyle, il padre di Sherlock Holmes, nel romanzo “Mondo Perduto”. Metà del territorio venezuelano risulta ancora coperto da foreste e il 36 % è protetto. Venne scoperto da Colombo nel 1498, primo paese sudamericano, e l’anno successivo Vespucci la chiamò piccola Venezia (in spagnolo Venezuela) per la presenza sulla costa di abitazioni degli indigeni su palafitte. Le popolazioni locali seminomadi di caribi e arawak non avevano espresso alcuna importante civiltà, ma si opposero strenuamente ai conquistatori spagnoli intenti alla ricerca del mitico El Dorado; una volta constatato che l’interno non offriva apparenti  ricchezze, ripiegarono sulla costa dove ancora oggi si concentra la stragrande maggioranza della popolazione. E’ la terra natale di Simon Bolivar, il Libertador che combattè  tutta la vita per l’indipendenza non soltanto del Venezuela (1811, primo paese sudamericano), ma anche per quella di Colombia, Equador, Perù e Bolivia; nonostante un simile eroe, dal 1821 al 1958 ha vissuto tra dittature, guerre civili e colpi di stato, conseguendo la democrazia soltanto nell’ultimo mezzo secolo. A parte la sua notevole multietnicità (europei, meticci, creoli, africani e indigeni), si tratta di una nazione assai omogenea per lingua (spagnolo) e religione (cattolica).

Un itinerario che tocchi i tre peculiari ambienti geografici dell’interno venezuelano parte da Merida, bella cittadina coloniale e epicentro culturale fondata nel 1558 a 1.600 m di quota ai piedi delle Ande: non a caso possiede la più lunga e alta teleferica del mondo. Con la panoramica Caretera Transandina si attraversa in altutudine il parco nazionale della Sierra Nevada, dominato da imponenti cactus a candelabro. Si scende quindi nell’immensa pianura del Llanos, dove tra fiumi e zone paludose i cowboys locali allevano buoi e cavalli in sperdute fattorie. Puntando a nord-ovest si raggiunge la Montagna della Sorte, famosa in tutto il paese per le erbe medicamentose usate da maghe e stregoni per le loro pozioni miracolose; qui infatti è sorta una setta religiosa che mischia  credenze indigene, riti voodoo, pratiche cristiane ed esoterismi. In aereo si raggiunge la Gran Sabana, grande due volte la Sicilia: dopo le miniere d’oro e di diamanti di El Callao, luogo dove forse è nato il mito dell’El Dorado, si entra in una savana di lussureggiante vegetazione tropicale dalla quale spuntano come isole i 150 immensi blocchi di roccia con pareti verticali su ogni lato e cima piatta dei tepui. Il parco nazionale di Canaima sulla laguna omonima, tra i più estesi in assoluto (più grande del Belgio) e sito Unesco, offre una delle maggiori concentrazioni di cascate del pianeta: centinaia di veli d’acqua che scendono dai tepui con salti vertiginosi, formando alla base piscine e vasche naturali. Tra queste il Salto Angel, la più alta del mondo (980 m), 20 volte quelle del Niagara, scoperta casualmente nel 1935 da uno spericolato pilota. I tepui costituiscono importanti isole biologiche, in gran parte ancora inesplorate, con 300 specie endemiche conosciute, comprese alcune piante carnivore.

L’operatore milanese “I Viaggi di Maurizio Levi” (tel. 02 34 93 45 28, www.deserti-viaggilevi.it), specializzato in turismo di scoperta ambientale e geografica, propone come novità un percorso di 15 giorni attraverso gli habitat peculiari del Venezuela. Partenze di gruppo bimestrali con voli di linea da Milano e Roma da ottobre a marzo 2013 (poi in luglio e agosto), pernottamenti in confortevoli hotel, lodge e pousadas con pensione completa, accompagnatore dall’Italia, quote da 3.980 euro in doppia.

 

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