La capitale della Bosnia Erzegovina non è la città più ricca o più popolosa dei Balcani, ma è sicuramente quella con più tracce nella storia recente.

Se si chiedesse a qualcuno di citare fatti storici associati ai nomi di Belgrado, Zagabria o Lubiana probabilmente nessuno sarebbe in grado di dire niente, se non uno storico di professione. Sarajevo vanta invece (si fa per dire, in realtà non sono episodi di cui andare fieri) il notissimo attentato all’arciduca Francesco Ferdinando erede al trono d’Austria-Ungheria, che nel 1914 dette il via alla prima guerra mondiale, e il lungo assedio che subì dal 1992 al 1995 da parte delle milizie serbo bosniache, nella guerra civile scatenata dalla dissoluzione della Jugoslavia. Per fortuna c’è anche un altro fatto storico di cui questa volta Sarajevo può davvero vantarsi, ed è il fatto di essere stata la prima, e finora unica, città dei Balcani ad aver ospitato dei Giochi Olimpici, quelli invernali del 1984.

Qui sotto si può vedere una replica dell’automobile sulla quale l’arciduca Francesco Ferdinando fu ucciso, collocata esattamente dove l’attentato ebbe luogo, e una cabina della funivia usata ai tempi delle Olimpiadi del 1984.Sarajevo, cuore della Bosnia e crocevia della storia

Un continuo intreccio con la storia quindi, per una città di cui viene generalmente ricordato il 1461 come anno di fondazione, quando il primo governatore ottomano in Bosnia, Isa-Beg Isaković, trasformò il raggruppamento di villaggi in una città e in una capitale, costruendo degli edifici chiave, e in particolare una moschea, un mercato coperto, bagni pubblici, un ostello e ovviamente il Palazzo (saray) del Governatore.

Collocata sulle rotte mercantili tra domini veneziani e impero ottomano, Sarajevo acquistò man mano importanza e in particolare iniziò a prosperare nel XVI secolo quando il suo maggiore costruttore Gazi Husrev-beg diede vita a quasi tutto quello che oggi compone la città vecchia. Città vecchia che ancora sopravvive nel centro storico, nonostante le tante tristi vicissitudini belliche (a cui hanno purtroppo contribuito anche nostri antenati italiani, visto che durante una incursione condotta nel 1699 dal principe Eugenio di Savoia contro l’Impero ottomano, Sarajevo fu bruciata e rasa al suolo).

Il centro storico è tutto concentrato nel quartiere chiamato Baščaršija

Il nome deriva da “baş çarşı”, che in lingua turca ha il significato di “mercato principale”, nome poi slavizzato in baščaršija. Nella piazzetta centrale campeggia la fontana simbolo della Sarajevo ottomana, detta Sebilj, elegante torretta in legno dai cui due rubinetti sgorga un’acqua freschissima che viene dalle sorgenti sui monti che circondano Sarajevo. Più di cento fontane (ovviamente meno elaborate) rifornivano i cittadini al tempo degli ottomani, e solo due ne restano ora nel centro storico.Sarajevo, cuore della Bosnia e crocevia della storia

Tutto intorno alla piazzetta della Sebilj si dipana un labirinto di stradine strette e costellate di botteghe di prodotti tipici e souvenir. Questa non è una deplorevole conseguenza dell’afflusso turistico, perché in realtà la vita di Sarajevo è sempre stata strutturata così: le case di abitazione sulle pendici dei monti e tutta la zona pianeggiante intorno al fiume Miljacka che attraversa la città dedicata ai commerci. La ulica Bravadžiluk, che significava via dei fabbri, è ora la via dei ristoranti tipici ed è l’unica che abbia mantenuto esattamente lo stesso impianto che aveva sotto gli ottomani.

In quanto centro commerciale, oltre a brulicare di botteghe Sarajevo doveva ovviamente essere in grado di ospitare i tanti mercanti che lì convenivano per scambiare le loro merci.

A questo provvedevano i numerosi caravanserragli, fino a 60, che erano gli antenati dei nostri hotel. Porticato a piano terra per il ricovero di cavalli e carri, primo piano a balconata su cui si affacciavano le varie stanze per gli ospiti. Non mancavano aperture opportunamente sagomate nel tetto per convogliare all’interno la minima brezza e creare una specie di aria condizionata ante litteram per le afose estati balcaniche.

La città cambiò volto e cominciò ad occidentalizzarsi nel 1878, quando la Bosnia venne occupata dall’impero austro-ungarico e i suoi architetti e ingegneri si dedicarono a ricostruire Sarajevo come una moderna capitale europea.

Questo portò alla fusione delle parti della città ancora costruite in stile ottomano con l’architettura contemporanea occidentale, con la nascita di bei palazzi soprattutto lungo le vie principali.Sarajevo, cuore della Bosnia e crocevia della storia

Un edificio molto particolare costruito in questo stesso periodo è quello dell’antico Municipio, poi Biblioteca nazionale, denominato Vijećnica e riprodotto nell’immagine in testa all’articolo. Per realizzarlo in stile pseudo-moresco l’architetto austriaco fece ripetuti viaggi in Egitto per documentarsi sulle tipiche forme e decorazioni del luogo. Dotata di quasi tre milioni di libri e manoscritti, purtroppo la biblioteca fu attaccata nella notte tra il 25 e il 26 agosto 1992 con bombe incendiarie e cannonate durante l’assedio di Sarajevo da parte dei ribelli serbo-bosniaci. L’attacco durò per tre interi giorni, e alla fine solo un decimo dei libri conservati nella Biblioteca nazionale riuscì a salvarsi dalle fiamme. Anche il palazzo subì gravi danni ma è stato poi ricostruito.

Un altro importante lascito della dominazione austro-ungarica fu la scelta di Sarajevo come piattaforma di prova per le nuove tecniche di trasporto pubblico: il tram a cavalli fu introdotto qui nel 1885 prima ancora che a Vienna, e già dal 1895 si passò al tram elettrico. Per non disturbare con un alito pesante i viaggiatori il regolamento imponeva ai tranvieri non solo di bere alcol ma perfino di mangiare aglio!

Il già citato attentato all’arciduca Francesco Ferdinando e la conseguente prima guerra mondiale misero fine al controllo della Bosnia da parte dell’impero austro-ungarico, come del resto misero fine all’impero stesso. Seguì un periodo di relativa tranquillità tra le due guerre, in cui la Bosnia entrò a far parte dello Stato degli Sloveni, dei Croati e dei Serbi, rinominato poi Regno di Jugoslavia il 3 ottobre 1929, guidato dal re Alessandro I di Iugoslavia.

All’inizio degli anni ’40 la tranquillità finì come noto per il mondo intero, non solo per Sarajevo, che rimase coinvolta come tutta la Jugoslavia negli scontri tra le forze nazifasciste sostenute localmente anche dagli ùstascia del dittatore croato Ante Pavelić, e i partigiani capitanati da Josip Broz Tito. Al termine della guerra la Bosnia Erzegovina venne incorporata nella Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, regime di ispirazione socialista orbitante intorno all’URSS.

E qui arriviamo all’ultimo tragico motivo per cui Sarajevo viene ricordata nella storia, la guerra civile di Jugoslavia e l’assedio di Sarajevo. Dopo la caduta del muro di Berlino la Jugoslavia comunista andò in pezzi, e una volta staccatesi in maniera abbastanza incruenta Slovenia e Macedonia restava la Bosnia, multiculturale e abitata da serbi, croati e musulmani, potenziale preda dei due potenti vicini Serbia e Croazia. Queste due nazioni tentarono di spartirsi la Bosnia incoraggiando le rispettive minoranze bosniache a tentare la secessione, e ciò dette luogo ad una sanguinosa guerra civile durata dal 1992 al 1995.

Per tutti questi interminabili quattro anni Sarajevo fu assediata dalle milizie serbo-bosniache, attestate sui monti circostanti, e sottoposta a continui bombardamenti e tiri di cecchini. Questo assedio è stato il più lungo di tutta l’era moderna.Sarajevo, cuore della Bosnia e crocevia della storia

L’unica ancora di salvezza che consentì ai cittadini di Sarajevo di resistere a lungo fu l’aeroporto che, presidiato da forze neutrali dell’ONU, consentiva l’arrivo di carichi umanitari. Inoltre, sotto la pista dell’aeroporto gli assediati bosniaci riuscirono a scavare un tunnel lungo circa 800 metri e alto appena 1,60 metri, attraverso cui affluivano armi e viveri e le persone autorizzate potevano entrare e uscire dalla città senza incappare nei posti di blocco serbi. Il tunnel è diventato un luogo della memoria ed è tuttora visitabile (solo un breve tratto iniziale). Anche la casa entro la quale si trovava l’accesso al tunnel è tuttora esistente, e riporta sulla sua facciata i chiari segni dei tanti proiettili che l’hanno colpita.Sarajevo, cuore della Bosnia e crocevia della storia

Oggi fortunatamente Sarajevo è tornata ad essere una tranquilla città dove le etnie convivono in pace e i turisti affollano il centro storico. L’asse principale della città segue il corso del placido fiume Miljacka, costeggiato sul lato sud da deliziosi vialetti isola pedonale dove si passeggia volentieri scoprendo ogni tanto una nuova moschea con il suo svettante minareto. La zona moderna si è molto sviluppata, con ristoranti, centri commerciali e grattacieli, come quello del lussuoso Swissôtel Sarajevo che può costituire un’ottima base per una visita alla città.

Sarajevo, cuore della Bosnia e crocevia della storia

 

Visita che dai primi di novembre sarà ancora più a portata di mano, visto che la linea aerea FlyBosnia inizierà ad operare due volte a settimana un collegamento diretto tra Roma Fiumicino e Sarajevo.

Maggiori informazioni turistiche su Sarajevo e su tutta la Bosnia sono reperibili su www.bhtourism.ba/eng/

Ugo Dell’Arciprete

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