In Repubblica Ceca un itinerario tra siti storici, monumenti e interi quartieri del popolo ebraico

Se tra Boemia e Moravia vengono ricondotte le radici cristiane d’Europa, non va dimenticato che in terra ceca ha giocato un ruolo importante anche l’ebraismo, di cui restano pregevoli tracce nei tipici insediamenti, in importanti siti storici, in cimiteri monumentali, in quartieri-città e purtroppo anche in campi di detenzione, degni di un visita e di profonde riflessioni.
Ecco alcune delle  tappe della Via dell’Ebraismo in Repubblica Ceca.
Ghetti, sinagoghe e cimiteri: i grandi sopravvissuti
In Boemia e Moravia gli ebrei giunsero nel X secolo e vi si stabilirono con insediamenti propri. La loro storia di persecuzione e discriminazione ha radici lontane e non ha quasi mai favorito una vera integrazione. Durante la seconda Guerra Mondiale l’odio nazista sterminò il 90% dei giudei in terra ceca. Oggi le comunità ebraiche censite sono solo 10, per un totale di 3.000 persone, ma dei passati insediamenti resta ampia testimonianza nel Paese: 180 quartieri ebraici, 200 sinagoghe e 200 cimiteri. I siti ebraici sono oggi per lo più sotto tutela come monumenti nazionali.

La Praga ebraica
Josefov è una città nella città. Seppur rimaneggiata tra il 1893 e il 1913, è uno tra i nuclei meglio conservati di tutta Europa.
Cuore ne è la Sinagoga Vecchio-Nuova, cui se ne affiancano molte altre, tutte in stili architettonici diversi. Quella spagnola, la più recente (1868), sfoggia uno stile moresco. Josefov fa parte dell’area del Museo Ebraico di Praga, il cui patrimonio artistico e culturale è unico al mondo e si estende ben oltre i confini della capitale. Da visitare anche l’Antico Cimitero Ebraico (prima metà del XV secolo), che conta 12.000 lapidi tra gotiche, rinascimentali e barocche e vanta anche celebri spoglie. Tra queste, quelle del maestro rabbi Löw, protagonista della leggenda del Golem. Nel Nuovo Cimitero Ebraico, riposa invece Franz Kafka, scrittore praghese di fama mondiale, di origine ebraico-tedesca.
Di ghetto in sinagoga, in giro per il Paese
La città di Pilsen, nella Boemia Occidentale, vanta due sinagoghe, tra cui la seconda per grandezza in Europa (in stile moresco-romano), e due cimiteri ebraici, uno antico e uno moderno. Altri siti si incontrano fuori città, lungo la cosiddetta Strada Ebraica che attraversa l’intera regione di Pilsen. Tra tutti quelli censiti in Europa, il quartiere ebraico di Trebic è il meglio conservato. Pregevole complesso urbano, unico sito ebraico al di fuori della Terra d’Israele a essere stato posto sotto l’effige Unesco, il quartiere di Zamosti si distende tra il fiume Jihlavka e la collina Hradek. Oltre alle due sinagoghe sono 123 gli edifici -tra cui il municipio, la scuola, il mattatoio e l’ospedale- collegati tra loro da stretti vicoli e passaggi coperti. Il cimitero, con 3.000 lapidi è tra i più importanti del Paese. Tra il XVI e il XIX secolo, centro spirituale, culturale e politico degli ebrei di Moravia fu Mikulov, sede dei rabbini provinciali. Oggi attorno alla sinagoga e al cimitero sopravvivono una novantina di edifici tra Rinascimento e Barocco: abitazioni, ma anche una scuola, una casa delle anime e persino una cisterna per i bagni rituali. La storia dell’insediamento ebraico di Brno, in Moravia, è relativamente recente. Nel 1454 gli ebrei furono espulsi dalla città e la comunità ebraica tornò a mettere radici qui solo nel XVIII secolo. Ne è conferma il fatto che la sinagoga, costruita tra il 194 e il 1936, è in stile funzionalista. Tra i gioielli del ghetto, anche la celebre Villa Liberty, firmata da Ludwig Mies van der Rohe e sotto tutela Unesco.

Terezin, per non dimenticare
Doverosa infine una visita a Terezin, a una sessantina di chilometri da Praga. Nel 1942 i nazisti fecero della fortezza, già adibita a carcere per politici e militari nel XIX secolo, una severa prigione di passaggio, dove venivano rinchiusi gli ebrei prima di essere deportati nei campi di concentramento. Nota con il nome di Theresienstadt, ha visto passare 152.000 ebrei deportati da ogni parte d’Europa, tra cui numerosissimi bambini. Molti morirono già qui -per gli stenti, le pessime condizioni igieniche e di vita- prima di essere spediti all’inferno. Oggi il sito è un monumento alla memoria.

Franca D.Scotti

 

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