Passeggiando per Hong Kong, fra gli edifici, ma anche in metropolitana, si possono osservare piccoli rettangoli di ceramica qua è là. In pratica, dei mosaici. Che ora una mostra celebra raccontandone la storia 

Il primo a notare questa strana geografia, diversi anni fa, fu l’artista Adrian Wong Ho-yin. Camminando per un vicolo di Tsim Sha Tsui, non lontano da Chungking Mansions, notò un muro rivestito di tessere di mosaico che sporgeva a causa dei danni causati dall’acqua. Osservò più attentamente e si rese conto che c’erano almeno sei o sette tipi di tessere sovrapposte.

Scoprì presto che sovrapporre le tessere in questo modo è una scorciatoia che veniva utilizzata spesso nella ristrutturazione di vecchi negozi, appartamenti o facciate di edifici per risparmiare tempo e denaro. Da quel momento le sue osservazioni si trasformarono in un’attrazione per le moltissime tessere di mosaico sparse per Hong Kong. I cui disegni erano spesso disallineati o apparentemente casuali.

L’evoluzione architettonica di Hong Kong attraverso i mosaici  

Tutto questo lavoro di ricerca e osservazione è in mostra fino al 31 agosto all’Oil Street Art Space di North Point.

”With Love from Hong Kong – Tiling Error V”, dunque, ricrea interni vintage di Hong Kong, inclusi motivi di piastrelle a mosaico in stile anni ’60 incorniciati come quadri alle pareti. Ogni motivo è disposto quasi casualmente, come molte delle tessere di mosaico che si vedono nelle trombe delle scale di vecchi palazzi popolari, sulle facciate dei tong lau (gli edifici popolari) degli anni ’60. O in vecchi cha chaan teng (caffè tavola calda in stile inglese) come il famoso Mido Café di Yau Ma Tei.

La mostra suona un po’ come un deja vu. Come un ricordo nostalgico del passato. Hong Kong, infatti, sta cavalcando un’ondata di nostalgia per tutto ciò che richiama i suoi giorni d’oro. Quando l’ex tigre asiatica poteva contare su un’economia fiorente, riconosciuta in tutto il mondo. Oggi, dunque, c’è un rinnovato interesse per i fasti del passato, per i negozi storici. La dimostrazione è che anche le nuove attività stanno utilizzando oggetti vintage ed elementi di design retrò per creare un’atmosfera d’altri tempi.

Ma come è possibile che queste piastrelle siano diventate così popolari a Hong Kong? L’architetto conservatore Fredo Cheung Ka-wing afferma che il tutto risale agli anni del dominio coloniale britannico. “Quando le fabbriche britanniche iniziarono a produrre in serie tessere di mosaico nel XIX secolo – spiega – queste divennero un materiale utile per spazi come le cucine e intorno ai caminetti. Una caratteristica comune persino nella subtropicale Hong Kong. Dove i caminetti ornavano molti edifici in stile europeo nel XIX e all’inizio del XX secolo”.

Una tendenza che risale ai primi del ‘900

Le piastrelle decorative prodotte in Gran Bretagna furono ampiamente utilizzate a Hong Kong in edifici in stile edoardiano come quello principale dell’Università di Hong Kong, progettato dallo studio locale Leigh & Orange e completato nel 1912. I suoi corridoi all’aperto sono rivestiti con piastrelle a encausto tinte nei toni del crema, terracotta e grigio-verde. Con un caratteristico motivo floreale geometrico. Queste piastrelle, in pratica, sono un tipo di pavimento decorativo realizzato artigianalmente, spesso in cemento e sabbia, che presenta disegni colorati incastonati sulla superficie.

Come spiega il ricercatore Simpson Wong nel suo nuovo libro, Hong Kong Totem, le piastrelle a encausto sono realizzate con argilla di diversi colori intarsiata per formare un motivo decorativo prima di essere cotte in forno. Un processo che le rende idrorepellenti e resistenti. Motivo per cui il tredicesimo governatore coloniale di Hong Kong, Sir Matthew Nathan (1904-1907), ne ordinò l’uso – per motivi igienici – in tutte le fumerie d’oppio autorizzate.

La maggior parte di queste piastrelle veniva importata dall’Europa. Ma per diversi decenni, a metà del XX secolo, vennero prodotte anche a Tuen Mun. Dove produttori come la Castle Peak Ceramic Company utilizzavano argilla di provenienza locale per realizzare piastrelle e altre ceramiche.

Cheung afferma che uno dei principali sostenitori delle piastrelle a mosaico all’inizio del XX secolo a Hong Kong fu lo scultore italiano Raoul Bigazzi, che iniziò a lavorare qui nel 1922, quando vinse un contratto per la progettazione di un monumento commemorativo per l’uomo d’affari eurasiatico Chan Kai-ming, noto anche come George Tyson (1859-1919). Bigazzi aprì uno studio a Hong Kong nel 1936, quando era già impegnato con progetti in altre parti dell’Asia.

Durante i suoi anni a Hong Kong, Bigazzi lavorò a un mosaico in stile veneziano per l’atrio della sede centrale della HSBC a Central, completato nel 1935.

Piastrelle decorate trovarono posto in molti edifici residenziali costruiti prima della guerra. Tra cui palazzi e negozi in Prince Edward Road vicino al mercato dei fiori di Mong Kok. Costruite nel 1932 le residenze, relativamente lussuose, includevano pavimenti in mosaico color ambra. Sono ancora visibili nel JL Ceramics Concept Shop, l’unica unità della schiera il cui interno è rimasto pressoché intatto nel corso degli anni.

Molti abitanti di Hong Kong chiamano questo materiale, affettuosamente o meno, “piastrelle da bagno”. E, dato il clima umido della città, è facile capire perché siano diventate così popolari. Infatti, l’abbondanza e il prezzo accessibile di queste piastrelle hanno ispirato l’architetto capo della MTR, Roland Paoletti, a utilizzarle nelle prime stazioni della MTR di Hong Kong, inaugurata nel 1979.

Con un budget limitato e poco spazio per le scelte architettoniche, Paoletti decise di rivestire ogni stazione con tessere di mosaico dai colori vivaci per conferire a ciascuna un’identità visiva distintiva. Un’eredità che continua ancora oggi nelle stazioni più recenti della MTR. Che utilizzano ancora tessere di mosaico per alcune superfici interne.

Stefania Lupi

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