Napoli, le principali abitudini natalizie della città

Napoli è una città ricca di cultura e di attrazioni che riescono a far sbrilluccicare gli occhi anche a chi vi si trova a passare per caso per la prima volta.

Dal cibo all’arte, tutto a Napoli sembra amplificato all’ennesima potenza e l’effetto è ancora maggiore in occasioni come il Natale, in cui la tradizione e il folclore la fanno da padrona.
Non sono solo le piazze e le vetrine addobbate a festa a consegnare la magia del Natale. Persino i suoni anticipano l’avvento della Natività.

In Campania si è soliti onorare infatti la novena degli zampognari, che regalano musica per strada sin dall’8 dicembre, contribuendo a formare quell’atmosfera che si trascina per le vie fino al 25. D’altro canto, l’attenzione verso il culto religioso è molto elevata nel meridione.

Per questo motivo c’è chi da tutto il mondo si attiva per ricevere uno dei tanti presepi che vengono realizzati a Napoli.

Via San Gregorio Armeno e via San Biagio dei Librai sono le strade più battute in questo periodo dell’anno. Anche dall’estero arrivano migliaia di richieste per presepi, statuine, pastori o semplici simboli natalizi.

La produzione artigianale viene avviata già mesi prima per soddisfare l’intera domanda. I presepi possono essere di vari tipi, intorno alla grotta di Gesù è possibile scorgere anche paesaggi differenti, un pozzo o delle luci disposte in maniera diversa, ma la sostanza rimane sempre immutata.

L’importante è che venga rispettata la tradizione, operazione tutt’altro che scontata: i continui furti dell’albero di Natale nella Galleria Umberto ne sono una triste dimostrazione. Niente, però, rovina la festa.

Se si parla di abitudini tipiche dei napoletani a Natale, però, non si può non menzionare anche l’argomento gastronomico. I cenoni che si svolgono in Campania sono dei più caratteristici in assoluto, soprattutto per le quantità. Rispetto ad altre città d’Italia, a Napoli i cibi peculiari del periodo natalizio si sprecano e non si limitano ai soli dolci.

Il pasto della vigilia deve essere a base di pesce, ma tra torte rustiche, pizze con le scarole e quant’altro a tavola c’è l’imbarazzo della scelta. Se non avete mai sentito nominare “l’insalata di rinforzo”, evidentemente non avete mai trascorso un Natale insieme ad un amico o un parente napoletano. Fichi secchi, noci, nocciole o mandorle, invece, restano sempre a disposizione dopo una lasagna, un piatto di pasta al ragù o un brodo, che sono soliti essere consumati tra il 25 e il 26 dicembre.

Capitolo a parte meritano i dolci. Già, perché la varietà è talmente assortita che assaggiare almeno un esemplare di ogni prelibatezza diventa estremamente complicato.

A Napoli sono molto in voga le cassatine, che come noto sono originarie della Sicilia; in Campania, tuttavia, ne è stata rivista parzialmente la ricetta.
Anche i mustacciuoli, che possono essere descritti come degli enormi biscotti ricoperti di cioccolata, fanno parte dell’offerta tipica di un cabaret natalizio.

Rullo di tamburi per il roccocò, forse il dolce più chiacchierato di Napoli, una specie di ciambella con mandorle e canditi nota ai più per la sua estrema durezza e scherzosamente temuta da molti a tavola, soprattutto dai bambini. Strano ma vero, c’è chi non è mai riuscito ad assaggiarlo per paura di finire dal dentista.

Una volta terminato di mangiare, ecco che si passa all’intrattenimento.

I tradizionali giochi con le carte napoletane trovano spazio soprattutto a Natale: Tresette, Trentuno, Sette e mezzo, Scopone scientifico, Saltacavallo e chi più ne ha più ne metta.
Il must rimane sempre e comunque la tombola, immancabile dopo la cena della vigilia e praticata sovente anche a Capodanno. Insomma, il Natale di Napoli è tutt’altro che monotono.

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