Lo splendore sommo di Roma fa sì che nella galassia laziale rimangano di solito offuscate altre stelle che, in un territorio diverso, meriterebbero ben maggiore notorietà e maggiore attenzione da parte dei flussi turistici. Un chiaro esempio di questo tipo è visibile in Ferentino, graziosa cittadina della provincia di Frosinone.

Come i vicini borghi di Alatri e Anagni, Ferentino (tralasciando la leggenda che la vuole addirittura fondata dal dio Saturno) era una città del popolo degli Ernici, una delle etnie proto-italiche, al pari degli Etruschi, derivate dai mitici Pelasgi (civiltà fiorita quasi 1000 anni prima di Roma).

Gli Ernici, per difendersi dai bellicosi Volsci a sud e Marsi a est, difendevano le proprie città con possenti circuiti murari, detti mura ciclopiche per le enormi dimensioni dei loro massi. Cinta muraria che nel caso di Ferentino si snoda lungo un percorso di quasi 2,5 Km.

Le mura di Ferentino

Imponenti nel loro avvincente aspetto, le mura ciclopiche o pelasgiche destano meraviglia e perplessità riguardo la loro origine. Costruite con una pietra chiamata calcare dell’Appennino, biancastra, scabrosa, poco duttile allo scalpello, nota agli antichi con il nome di silex, le mura sono addossate ai contorni del colle e presentano massi squadrati poco rifiniti in superficie e legati tra loro mediante tasselli di schegge usati per riempire gli interstizi.

Nella suddetta cinta muraria si possono distinguere tecniche varie: nella parte inferiore i massi sono incastrati tra loro senza malta (IV sec. a.C); nella fascia mediana i massi sono più regolari (opera quadrata del II sec. a.C); la terza fascia, invece, risale al periodo medievale. Nei tempi più recenti poi, sul bordo superiore delle mura gli abitanti del posto hanno costruito le loro abitazioni.

Mentre le mura erano destinate a difendere l’intera cittadinanza, il potere civile e religioso disponeva di un ulteriore livello di protezione garantito dal fatto di essere insediato sulla sommità della collina rocciosa su cui sorge Ferentino, in una seconda vetta centrale più piccola ma più alta di quella, con la costruzione di una rocca o cittadella detta Acropoli.

I Romani, che nel frattempo, nella loro graduale conquista dei territori vicini avevano sconfitto la Lega Latina e sottomesso tra gli altri anche gli Ernici, ristrutturarono l’Acropoli rendendola una monumentale opera di difesa. In particolare sul lato sud-ovest, dove è più ripido l’accesso all’Acropoli, si eleva un impressionante avancorpo con il paramento esterno liscio e curato per impedire un’eventuale arrampicata nemica e perché una superficie priva di appigli è anche meno lesionabile.

L’Acropoli

L’Acropoli romana di Ferentino risale all’età sillana, tra il 100 e l’80 a.C. La sua realizzazione fu sostenuta dai censori Aulo Irzio e Marco Lollio, come si legge dall’iscrizione incisa sulla facciata sud-ovest che, insieme all’altra che si trova sul lato sud-est, costituisce una importante testimonianza epigrafica. 

Ma l’Acropoli non è certo l’unica traccia rimasta a Ferentino dell’antica Roma. Nacquero allora altre importanti opere edilizie, come ad esempio il Mercato Romano coperto. Si tratta probabilmente di un esempio di strada coperta. L’ambiente è formato da una sala principale e da cinque sale laterali, il cui utilizzo attraverso i secoli ha tenuto conto delle esigenze del momento. Nella parte bassa trovavano posto gli animali e gli ambienti avevano un utilizzo anche come rimessa degli attrezzi e ci vivevano anche le persone.

Anche il Mercato risale all’epoca sillana (II – I sec. a.C.), ed è la prima struttura del genere che troviamo in Italia. Nei suoi ambienti si cuocevano i cibi e per questo è possibile notare del nero sulla parte alta, quello è un segno della storia perché è una parete annerita praticamente 2000 anni fa. Il Mercato Romano fu parte integrante del piano urbanistico attuato dagli stessi due censori autori dell’Acropoli per l’assetto monumentale della città alta. Infatti, è perfettamente inserito nel tessuto murario dell’Acropoli di Ferentino e sottolinea la volontà dei due censori di esaltare il valore urbanistico della città.

Il Mercato è uno dei primissimi modelli di aule fiancheggiate da botteghe, in modo da soddisfare esigenze funzionali connesse con le attività commerciali. La sua pianta è molto semplice: metà dell’area è destinata alla sala e l’altra metà alle botteghe, anch’esse coperte da volte a botte.

Il teatro romano

E veniamo alla terza importante testimonianza monumentale della storia antica, il Teatro romano risalente all’epoca imperiale. E’ un monumento di eccezionale valore storico, unico edificio teatrale nella zona degli Ernici, nonché prova dell’importanza della città al tempo degli imperatori quale centro di vacanza e residenza, posizionato, non a caso, nelle vicinanze delle Terme di Flavia Domitilla.

Rimasto coperto dal terreno e dai detriti, della costruzione si erano perse le tracce per molti secoli finchè in tempi recenti gli archeologi, notando la pianta semicircolare delle case che tanto tempo fa gli abitanti avevano costruito sfruttando come solida base le più alte gradinate, hanno capito cosa si nascondeva sotto quel campo destinato a pascolo. Il teatro segue il declino naturale della collina, raggiungendo i 12 metri di altezza ed un diametro di 54 metri.

Le strutture sono in parte a cielo aperto e in parte inglobate nelle abitazioni private che occupano parte della gradinata. Gli scavi hanno riportato alla luce la cavea e parte della scena. Dai ruderi sono leggibili tre tipologie murarie: la prima, costituita da laterizi, con grandi mattoni quadrati legati con un sottile ma tenace strato di malta e pozzolana; la seconda, costituita da pietrame, legato con lo stesso tipo di malta; la terza, a costruzione mista, che alterna strati di pietrame e a strati di laterizio.

Il paramento a blocchetti di calcare a file orizzontali, legate da fasce di laterizio è tipico dell’età di Traiano-Adriano, con l’eccezione del tufo che qui è sostituito dal calcare, materiale facilmente reperibile nella zona. Materiali e tecnica edilizia sono perfettamente attribuibili al II sec. d.C., epoca di particolare splendore per Ferentino, che proprio nel periodo di Traiano ebbe Aulo Quintilio Prisco come patrono.

I restauri programmati

Il Teatro romano di Ferentino è oggetto di un importante progetto di restauro, che ha avuto un finanziamento di 1.500.000 euro in parte coperti dal Comune di Ferentino. Il 7 Giugno verranno avviati i primi lavori ai quali seguiranno gli interventi seguiti dalla Soprintendenza che riguarderanno il completamento  dei lavori di ricognizione poi di restauro  e di valorizzazione del teatro mediante un percorso di visita e la restituzione del teatro alla sua vocazione originaria.

Durante i lavori di demolizione ci saranno anche lavori di scavo archeologico seguiti da due archeologi della Soprintendenza come direzione scientifica e sicuramente nell’area al di sopra dell’orchestra si potranno mettere in luce nuovi elementi della struttura del proscenio, del pulpitum e dell’orchestra stessa.

Il finanziamento del progetto è frutto della sinergia tra Ministero della Cultura, Soprintendenza e Comune di Ferentino, che da circa 20 anni perseguivano l’obiettivo di intervenire sul Teatro Romano completando lo scavo. L’intervento progettuale verrà aggiornato man mano che con gli scavi dovessero venire alla luce nuove scoperte rispetto a quelle che sono già note dagli anni venti del ‘900.

Le modalità del restauro

L’intervento progettuale consisterà nel recupero dell’Ima cavea ben individuabile per i resti delle gradinate originarie, mentre nelle parti mancanti si potranno ricostruire le gradinate in quanto il centro geometrico delle stesse è perfettamente individuabile. La scelta di una sistemazione naturalistica ha lo scopo di valorizzare l’inserimento ambientale del nuovo intervento, creare una barriera naturalistica perfettamente drenante alla spinta del versante a monte, e soprattutto proteggere un breve tratto di mura poligonali. La disponibilità dei residui murari delle abitazioni abbandonate consentirà la messa in luce ed una nuova ambientazione del muro dell’aditus maximus della parte occidentale.

Ad illustrare il progetto di restauro alla stampa di settore italiana ed estera il 30 maggio in occasione di un press tour organizzato dalla sezione di Ferentino dell’Archeoclub d’Italia, sono stati il suo Presidente Antonio Ribezzo, il Presidente Nazionale dell’Archeoclub d’Italia Rosario Santanastasio, il Sindaco di Ferentino Antonio Pompeo accompagnato da Angelica Schietroma, Assessore del Comune a Turismo, Cultura e Attività produttive, la D.ssa Chiara Delpino della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio di Frosinone, Latina, Rieti, il progettista dei restauri Architetto Paolo Culla.

Le architetture religiose di Ferentino

Oltre agli imponenti resti dell’epoca romana, non si può fare a meno di citare anche i tesori artistici di Ferentino di epoca post-medioevale, in primis la bellissima Cattedrale dove si conservano le reliquie (parte del capo) di Sant’Ambrogio Martire che vengono esposte in occasione della Festa del 30 Aprile – 1 Maggio.

Sant’Ambrogio Martire, patrono di Ferentino, era un centurione della cavalleria romana, ligure di nascita. Per ordine di Diocleziano, Ambrogio giunse con l’esercito a Ferentino. Il Preside Publio Daciano diede inizio alla feroce persecuzione dei cristiani ma scoprì che anche Ambrogio era cristiano.  Daciano cercò di convincere Ambrogio ad abiurare ma quando capì che tutti i tentativi erano vani sottopose il suo fidato centurione ad un processo. Ambrogio scelse Cristo, affrontò il carcere e il martirio che avvenne il 16 Agosto del 304, a Monticchio. I cristiani della comunità ferentinese riuscirono a recuperare il corpo e a nasconderlo fino alla pacificazione religiosa del 313 con Costantino.

Una lunga storia di modifiche

La chiesa sorge sul luogo dell’antica Acropoli della città. La primitiva chiesa è d’epoca altomedievale, costruita ai tempi di papa Pasquale I, parliamo del periodo che va dall’817 all’824 sui resti di un antico tempio romano;  questa venne ristrutturata e rinnovata internamente ad opera del vescovo Agostino agli inizi del XII secolo  e il 29 dicembre del 1108, al termine dei lavori, vi furono traslate solennemente le reliquie del martire Ambrogio. Da ammirare il bellissimo pavimento cosmatesco, risalente  agli inizi del  XIII secolo. 

Nei muri della navata centrale, sotto le finestre, in 14 medaglioni c’è la raffigurazione dei santi locali. In sacrestia è conservato il ciborio della primitiva cattedrale del IX secolo, i cui elementi decorativi richiamano quello di Sant’Apollinare in Classe a Ravenna. Del periodo Barocco è rimasta la grande macchina processionale che è del 1700, realizzata da Filippo Cianfarani: pesa più di 5 quintali e il giorno della festa del patrono la portano a spalla ben 16 uomini di 5 Confraternite.

Supporto alle visite di Ferentino

Tutti i principali punti di interesse di Ferentino presentano pannelli illustrativi in italiano ed inglese, dotati anche di QRcode che permettono di scaricare su cellulare informazioni ancora più dettagliate.

Una visita a Ferentino si sposa insomma perfettamente con quanto dichiarato nel corso del press tour dall’Architetto  Claudio Lo Monaco (Referente Beni Ecclesiastici dell’Archeoclub Nazionale): “Inizia oggi questo nuovo agire da parte di Archeoclub d’Italia e da parte delle Amministrazioni comunali di quei paesi dove Archeoclub d’Italia è presente: progettare la memoria!”.

Ugo Dell’Arciprete

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