Diventa finalmente fruibile un altro dei tanti tesori che il sottosuolo di Roma nasconde agli sguardi. La Basilica sotterranea di Porta Maggiore era venuta alla luce il 23 aprile 1917, in seguito a un cedimento del terreno lungo la linea ferroviaria Roma-Cassino, a circa 9 metri sotto il livello dell’attuale via Prenestina, non molto diverso da quello antico.

Per lunghi anni i locali sono stati accessibili solo agli esperti della Soprintendenza, in attesa dei necessari restauri che sono stati recentemente possibili grazie a Evergète. È questa una fondazione svizzera no profit, attiva nel campo del restauro e promozione di monumenti e oggetti d’arte, che opera per puro mecenatismo e non per sponsorizzazione commerciale. Nell’antica Grecia, Evergète era il nome dato ai benefattori che finanziavano funzioni e siti pubblici.

L’illustrazione dei lavori di restauro, prima della visita ai locali, è stata effettuata alla stampa il 10 dicembre scorso da Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma, insieme ad Anna De Santis, Direttore del monumento, a Giovanna Bandini e Chiara Scioscia Santoro, Responsabili scientifiche del restauro e a Bertrand du Vignaud, Conseiller Exécutif della Fondation Evergète.

L’edificio risale all’inizio del I secolo d.C. e, per come ci è pervenuto, è un esempio eccezionale se non unico al mondo. Non avendo avuto i pesanti rimaneggiamenti tipici della maggior parte degli edifici dell’antichità romana, si è conservata così come era stata progettata e realizzata, con una sontuosa decorazione musiva, pittorica e a stucco.

Altrettanto straordinario è il complesso sistema di costruzione dell’edificio sotterraneo, rivelato dalle indagini della Soprintendenza Speciale di Roma. La struttura è stata infatti realizzata già sotterranea per fasi successive: scavo, riempimento con getti di cementizio di calce e pozzolana con blocchetti di selce, infine gli ambienti furono svuotati dalla terra.

Al momento della sua costruzione la Basilica si trovava in un’area suburbana, denominata Horti Tauriani: l’area figurava tra le vaste proprietà terriere della gens Statilia, cui appartiene anche il Colombario dei liberti della famiglia ancora oggi visibile a circa duecento metri dall’edificio sotterraneo.

Un’ipotesi circa l’uso della basilica è che fosse il luogo di ritrovo di un gruppo di iniziati ai culti misterici, e che il costruttore fosse Tito Statilio Tauro, vicino agli ambienti del Neopitagorismo romano. L’imperatore Claudio nel 52 d.C. esiliò i cosiddetti mathematici, e tra questi i neopitagorici. L’ipogeo di Porta Maggiore venne quindi abbandonato perché le pratiche che lì si volevano celebrare erano ormai considerate fuorilegge.

Secondo un’altra ipotesi l’abbandono del monumento, più che dalla proibizione dei culti che lì si praticavano, dipese dagli intrighi e dalle lotte per il potere diffuse all’epoca: Tito Statilio Tauro era un nemico di Claudio; e l’accusa di esoterismo a lui rivolta potrebbe essere vista come un pretesto per sbarazzarsi di un avversario pericoloso, rappresentante di una gens molto, forse troppo, influente. Effettivamente dopo il 53 d.C., anno del suicidio di Tito Statilio Tauro, non incontriamo più rappresentanti maschi degli Statili: la fine del periodo di attività della Basilica Sotterranea corrisponderebbe quindi alla decadenza della gens Statilia.

L’ambiente principale (di 12 x 9 metri per complessivi metri quadrati 108) è rettangolare suddiviso da sei pilastri in tre navate coperte con volte a botte. La navata centrale, più ampia rispetto alle navate laterali, presenta sul fondo un’abside semicircolare. I pavimenti sono a mosaico in bianco e nero, mentre le pareti, al di sopra dello zoccolo affrescato in rosso morellone, e le volte presentano stucchi figurati.

Nell’aula basilicale predomina il colore bianco della decorazione a stucco. Nel catino dell’abside è raffigurata Saffo nell’atto di lanciarsi dalla rupe di Leucade. Le rappresentazioni figurate della volta riconducono alla mitologia classica (come Ganimede rapito da un genio alato, il ratto di una delle figlie di Leucippo, Orfeo ed Euridice, Medea e Giasone), al rituale mistico o a scene di vita quotidiana

Per gli appassionati di storia romana e archeologia è tempo quindi di andare alla scoperta della Basilica Sotterranea di Porta Maggiore. L’opera è aperta al pubblico con visite guidate su prenotazione la seconda, la terza e la quarta domenica del mese.

Informazioni e prenotazioni www.coopculture.it – tel. +39 0639967702

Ugo Dell’Arciprete

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