Gli italiani che visitano la Slovenia si limitano in genere alla riviera adriatica, alle grotte del Carso, alla verde vallata alpina dell’Isonzo, alla zone dei romantici laghi montani di Bled e Bohinj, fino all’elegante capitale Lubiana.
Ben pochi procedono oltre, dove la Slovenia prosegue e si conclude con l’estrema regione orientale del Pomurje, tagliata in due dal fiume Mura e compressa tra l’Austria a nord, l’Ungheria ad est e la Croazia a sud. Un territorio non privo di peculiarità e di attrattive turistiche, penalizzato solo dalla sua relativa lontananza dagli italici confini, e comunque a meno di tre ore di autostrada da Trieste, sulla via per Vienna e Budapest.  Si tratta di una zona di colline e di pianure che preannunciano nel paesaggio la pianura pannonica ungherese, con un’economia quasi esclusivamente agricola, dove primeggia la viticoltura. La sua posizione di cuscinetto tra popoli e nazioni diversi l’ha da sempre sottoposta ad influenze esterne, soprattutto magiare. Il territorio ad oriente del Mura, chiamato Prekmurje, è appartenuto per secoli al regno ungarico ed è stato annesso alla Slovenia soltanto nel 1919.  Caratteristiche magiare si riscontrano nelle tipiche abitazioni rurali con il tetto di paglia, nella cucina e, soprattutto, nei numerosi nidi di cicogna sui camini e sui campanili, che potrebbero essere assunti come emblema e simbolo della regione. Ascoltare il suono struggente dei violini in una czarda, magari davanti ad un piatto di gulash rosso di paprika, fa pensare di essere già arrivati in Ungheria.mura02m-jeruzalem-vigneto-a-cuore

Il vino costituisce una risorsa importante e antica per questa terra, che risale fino al tempo dei Celti, degli Illiri e dei Romani. Il terreno alluvionale e l’incontro di correnti d’aria di diversa provenienza sembrano dare un ottimo risultato. Le Slovenske Gorice, le colline tra Drava e Mura, producono infatti alcuni dei migliori vini sloveni, esportati in tutti i paesi mitteleuropei e oltre, mentre in alcune zone i vigneti sono esteticamente tanto belli, con i loro filari ad anfiteatro ed i rumorosi spaventapasseri a pale, da essere stati dichiarati monumento ambientale. Vedere per credere. Percorrere una delle tante Vinske ceste, le strade del vino che abbondano nella zona di Ormoz, Jeruzalem e Ljutomer, fermandosi a gustare il prodotto in qualche enoteca o cantina, è un piacere tale che ogni turista raffinato non dovrebbe negarsi.  Paradossalmente, assieme al vino, l’altra grande risorsa della zona è rappresentata dall’acqua. L’acqua minerale che si beve ovunque nel paese, e ormai anche fuori dai suoi confini, è la Radenska, tanto ricca naturalmente di anidride carbonica da essere l’unica minerale al mondo alla quale questo gas viene tolto anzichè aggiunto. Radenci si trova sulla sponda destra del Mura ed è una delle più antiche stazioni termali slovene, avendo iniziato l’imbottigliamento nel 1869 e le cure nel 1882. Le  bottiglie dalla caratteristica etichetta verde con tre cuoricini rossi finivano sulle tavole della corte imperiale viennese, come su quella del Papa. Grazie all’elevato contenuto di sali minerali, viene considerata una delle acque più benefiche in assoluto. Acque termali e fanghi solforici vengono invece impiegati nelle terapie sanitarie ed estetiche. Le acque di Radenci non sono comunque uniche. Negli ultimi decenni trivellazioni a notevole profondità hanno rivelato la presenza di estesi bacini di acque termali. Sono quindi sorti moderni complessi a Banovci, Lendava, Petisovci e Moravske Toplice; caratteristiche comuni per tutti l’elevata professionalità e i prezzi concorrenziali con l’Italia.

Le attrattive per il turista non si esauriscono tuttavia con il vino e con l’acqua. Ci sono parecchi castelli di varie epoche, che furono assai importanti in passato per difendersi dalle incursioni dei Turchi, alcuni oggi trasformati in musei, parecchie chiese romaniche, gotiche e barocche, alcune con pregevoli cicli di affreschi del XIV° e XV° secolo e qualche centro urbano d’impronta medievale. L’artigianato tipico propone manufatti di ceramica e oggetti di paglia intrecciata. La gastronomia offre specialità magiare come il gulasch in casseruola servito con pane di segale, l’arrosto alla gitana, il tunka, prosciutto pressato conservato nello strutto, e la gibanica, un dolce a base di frutta e formaggio. Un cenno particolare meritano il Mlin Babic a Verzej, l’ultimo mulino galleggiante ancora in funzione sul Mura, la zona umida di Hotiza formata da un bosco planiziale, isolette e fontanili, abitata da una varia avifauna e il vasto parco naturale transfrontaliero del Goricko, ricco di biodiversità  e che ospita le maggiori colonie nazionali di lontre e cicogne.  Una microregione dunque un po’ misconosciuta ma non priva di personalità e con attrattive tali da meritare una maggior attenzione da parte del turismo, anche in considerazione del fatto che, per le sue ridotte dimensioni, può essere comodamente visitata nell’arco di due-tre giornate e che nella piccola Slovenia tutto è sempre vicino.

L’operatore “il Piccolo Tiglio” (tel. 0381 72 098, www.ilpiccolotiglio.com), specializzato dal 1980 in ogni tipo di vacanza nelle nazioni dell’ex Jugoslavia, propone per un capodanno originale per individuali, famiglie o gruppi la scoperta del Pomurje con tutte le sue valenze, a cominciare proprio dall’acqua termale e dal vino. Come base si può scegliere un piccolo hotel termale 3 stelle a Lendava, la cittadina slovena più orientale dal carattere prettamente ungherese, e un hotel 4 stelle a Radenci, all’interno di uno dei maggiori e più antico complesso termale della Slovenia, sede dell’acqua minerale più diffusa.  Due giorni di mezza pensione e uno con solo pernottamento e prima colazione in doppia con pasti a buffet, Cenone e Veglione di Capodanno con musica, tasse locali, accesso illimitato alle piscine termali, ingresso giornaliero alle saune, cura idroponica, ginnastica mattutina e fitness acquatico, con programma di animazione costano 399 euro a Radenci e 375 a Lendava, sconti per gruppi consistenti.  L’offerta è valida anche per i ponti e tutti i weekend lunghi autunnali, con prezzi più ridotti venendo a mancare Cenone e Veglione.

Giulio Badini

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