La Calabria è una terra di storie millenarie e di culture che si intrecciano: qui le diverse dominazioni hanno lasciato tracce indelebili nella lingua, nelle tradizioni e nei culti che animano ogni singolo paese. Il periodo pasquale rappresenta un’ottima opportunità per entrare in contatto con queste culture, assistendo alle coinvolgenti manifestazioni religiose che prendono vita in occasione della Settimana Santa.
Ogni borgo è caratterizzato da un proprio modo di celebrare la Pasqua, che affonda le radici nell’incontro delle varie tradizioni e culture che si sono susseguite sul territorio. In alcuni luoghi queste manifestazioni sono unite alle celebrazioni della Via Crucis. In quasi ogni paese si assiste a processioni, veglie di preghiera, benedizione dei sepolcri, oltre che feste popolari ricche di cibi e dolci tipici della Pasqua calabrese.
La Pasqua diventa cosi occasione per conoscere l’anima più intima di questa terra. La Regione Calabria attraverso il progetto Itinerari Religiosi ha creato due itinerari con lo scopo di far scoprire ai visitatori il patrimonio artistico, storico e culturale di questa affascinante parte del mezzogiorno d’Italia. Il turista potrà avventurarsi tra la Riviera dei Gelsomini e la Riviera dei Cedri scoprendo territori e antiche usanze che si ripropongono intatte nei secoli.
Percorrendo la Riviera dei Gelsomini, scendendo da Nord verso la punta meridionale della Calabria, uno dei primi Borghi che si incontra è quello di Monasterace , appollaiato su un’altura a 3 km dal mare. La parola Monasterace deriva dal greco e significa “piccolo monastero”. Qui ogni giorno della settimana santa è caratterizzato da una particolare celebrazione ricca di devozione. Il giovedì santo si celebra l’ultima cena presso la chiesa matrice di Monasterace Superiore: messa in coena domini, lavanda dei piedi per finire con la veglia di Cristo all’orto. La sera del venerdì santo processione per le vie del paese con Maria addolorata, San Giovanni e il cristo morto. La mattina del sabato santo propone la processione per le vie del paese con Maria addolorata e San Giovanni. Infine la domenica di Pasqua, come da tradizione, la cunfrunti, che consiste nell’incontro tra Cristo risorto con sua madre Maria.
Un altro borgo noto per la particolare manifestazione del rito pasquale è il Comune di Bivongi, importante centro di storia e cultura bizantina in cui è ancora vivo il culto ortodosso. Un altra dimensione ricca di riti tutti da svelare a cui si può assistere durante la Pasqua. Si dice che il Monastero di San Giovanni Therestis sorga nel luogo in cui sgorgò una fonte sacra, grazie al santo che qui visse nell’XI secolo.
Da visitare inoltre nell’entroterra collinare sono i borghi medievali di Stilo, Caulonia e Gerace. Ogni anno Caulonia diventa scenario di una spettacolare ed emozionante interpretazione della settimana santa. Dalla domenica delle Palme alla Pasqua di Resurrezione i riti liturgici della cristianità si mischiano alle tradizioni popolari. La settimana santa si apre con la cosiddetta “Bussata”, quando i credenti si recano davanti all’ingresso della chiesa Matrice per essere accolti in preghiera nel luogo sacro e adorare Gesù Sacramento. Tra il mercoledì e il giovedì santo i cortei delle due confraternite del villaggio, con fiaccole e intonando canti, percorrono il perimetro della chiesa per ritrovarsi poi al suo interno. Dopo la lavanda dei piedi si visitano i “Sepolcri”, reinventati artisticamente anno dopo anno da artisti locali. Le scene liturgiche della Passione di sabato vedono protagonista l’attesa processione del “Caracolu” durante la quale si inscena una suggestiva sorta di danza con otto statue portate per le strade del paese che raggiunta la piazza principale si chiudono in una spirale. La domenica di resurrezione, invece, viene raccontata attraverso la statua di San Giovanni e della Madonna, entrambe nascoste in punti diversi, la “Svelata” nella piazza del paese dove fedeli e curiosi si raccolgono per assistervi. Caulonia riesce a dare un’interpretazione dei festeggiamenti pasquali a metà strada tra rappresentazione teatrale, antiche usanze e rituale religioso.
Lungo la Riviera dei Cedri sono diffusi i riti pasquali della cosiddetta “Affruntata” (Affrontata), che consiste nel portare in solenne processione le statue di Gesù, di San Giovanni e della Madonna, quest’ultima coperta da un velo nero in segno di lutto. A Bagnara Calabra le tre statue sfilano seguendo percorsi diversi, per poi incrociarsi in alcuni momenti chiave dell’evento. Le prime ad incrociarsi sono quelle della Madonna e di San Giovanni, tappa che rappresenta l’annunzio della notizia della resurrezione. Le due statue poi vanno incontro alla statua del Risorto, ed è in questo momento che avviene l’affruntata vera e propria. Il termine indica precisamente l’incontro della Madonna col figlio, quello in cui le due statue si incrociano trovandosi lungo il cammino l’una di fonte all’altro sulla stessa strada.
L’Affruntata trova espressione anche a Reggio Calabria, dove le statue vengono avvicinate e riallontanate più volte al fine di riprodurre l’episodio dell’annuncio della Resurrezione di Cristo, comunicata dall’apostolo Giovanni a Maria che con lui si precipitò al sepolcro. Questi movimenti, piuttosto semplici, sono provati a lungo nei giorni precedenti per far sì che tutto proceda per il meglio: a complicare le cose c’è però la diffusa usanza di velocizzare i movimenti ad ogni ripetizione. Le statue sono piuttosto pesanti e la ressa tutta attorno non rende agevoli gli spostamenti, specie se repentini: se qualcosa va storto, ciò sarà interpretato dalla cittadinanza come un cattivo presagio.
Non si può parlare di riti pasquali in Calabria senza ricordare i Vattienti di Nocera Terinese. Ogni anno in questo paese al confine tra le province di Cosenza e di Catanzaro, a pochi chilometri dalla costa tirrenica, la sera del Venerdì Santo e il Sabato Santo si svolge il rito dei Vattienti. Questa impressionante pratica trae la sua origine dall’autoflagellazione, diffusa a partire dal Medioevo, con la funzione di penitenza e di espiazione dei peccati. Rito estremamente drammatico, all’inizio l’autoflagellazione fu praticata dai monaci soltanto all’interno dei conventi, ora vede protagonisti dei fedeli paricolarmente motivati che corrono in giro per il paese coperti di ferite che si sono auto inferte.
Ma la Pasqua in Calabria è senz’altro rinomata per la varietà infinita di prelibatezze che offre in questo periodo la cucina. Vero simbolo dell’antica cucina catanzarese. Preparato con le interiora, fegato cuore reni dell’agnello, il morzello con la pitta è uno dei piatti tradizionali più importanti della gastronomia calabrese.
La grande varietà di dolci di questa regione ha spesso un significato rituale legato alle feste dei Patroni e a quelle popolari. Ad esempio i mostaccioli, antichi biscotti di origine greca a base di miele, in passato offerti come un mezzo di saluto, sono ancora preparati nelle forme legate alla vita rurale come a forma di “cavallo”, “pesce”, “capra”, “gallo” . E ancora i “Cuculi” rappresentano nella forma il corpo di Cristo avvolto nel sudario. Gli antichi dolci della tradizione calabrese vengono spesso fatti con dolcificanti naturali quali il miele, lo sciroppo di fichi, il mosto. I “Ciciriati”, che appartengono alla tradizione arbereshe e il “Cuzzupe” è parte fondamentale delle tradizioni pasquali calabresi, e il numero delle uova che contiene ha un significato ben preciso, perchè secondo la tradizione la suocera la regala al genero e se mette 7 uova vuol dire che dal fidanzamento si è prossimi al matrimonio.
Per ulteriori informazioni sulle tradizioni religiose nella regione Turismo Calabria.