Molti credono che il Marocco finisca a Marrakech, l’intrigante e folcloristica capitale del sud, ma la carta geografica dice che al di là delle imponenti catene dell’Alto Atlante (oltre 4.000 m di altezza) e dell’Anti Atlante si estende un altro Marocco altrettanto vasto, forse meno abitato e certamente diverso, in quanto si tratta del deserto marocchino di sud-est, porta di accesso all’infinito sahariano. Questa regione, ignorata dal turismo di massa ma utilizzata come sfondo per tanti film, presenta straordinarie valenze paesaggistiche, ambientali, architettoniche ed etnografiche: si va infatti dagli sperduti villaggi berberi arroccati sui picchi dell’Atlante, tra canyon mozzafiato e impressionanti scenari geologici, al susseguirsi continuo di oasi esuberanti di vegetazione lungo i fiumi che scendono dalle montagne carichi d’acqua, fino alle riarse oasi sperdute tra le dune affacciate sul Sahara, che un tempo costituirono i terminali settentrionali delle vie carovaniere transahariane. Come Sigilmassa, sede nel medioevo del maggior mercato dell’oro di tutto il continente. Una terra di grande varietà e bellezza, di rilevante importanza storica ed economica, dove non a caso ebbero origine tutte le dinastie che dominarono poi nel tempo il Marocco, compresa l’attuale, e dove incisioni rupestri attestano una presenza che risale alla preistoria, quando il deserto era verde. E’ la regione degli ksur, gli antichi villaggi fortificati che servivano a proteggere dalle razzie dei predoni uomini, bestiame e risorse patrimoniali, e delle kasbah, le case fortificate berbere simili a castelli, che pur costruiti in fango essiccato raggiungono una vera dignità architettonica, abitati da una popolazione che ha saputo mantenere inalterate le proprie arcaiche tradizioni, dove gli orologi sembrano essersi fermati.

L’operatore urbinate “Apatam Viaggi” (tel. 0722 32 94 88, www.apatam.it, apatam@apatam.it), specializzato dal 1980 in turismo culturale con accompagnamento qualificato, propone nel sud marocchino un itinerario di 10 giorni che consente di scoprire le peculiarità di questa regione. L’itinerario parte da Marrakech e, dopo aver superato la catena dell’Atlante tra canyon e panorami mozzafiato, si entra nella valle del Draa, il maggior fiume marocchino, praticamente un’ininterrotta oasi costellata da kasbah e ksur di notevole suggestione, fino a raggiungere Zagora, antico caposaldo carovaniero e porta del Sahara, da dove nel 1500 i Saaditi iniziarono la conquista del paese. Puntando ad est su una tipica pista sahariana si arriva a Merzouga, quindi all’erg Chigaga e poi all’erg Chebbi, le maggiori distese di dune del sud marocchino, dove si pernotterà sotto le stelle in un confortevole campo tendato. E’ quindi la volta della valle del Dades, chiamata la valle delle mille kasbah, dove ammirare le imponenti gole del Todra e quelle ancora più spettacolari del Dades, gigantesche spaccature aperte nella roccia dal millenario lavorio di questi due torrenti che scendono dall’Alto Atlante. Costeggiando prima l’Alto Atlante e poi l’Anti Atlante, tra kasbah e ksur si ritorna a Ouarzazate, città fortezza creata dalla Legione Straniera all’inizio del 1900 per controllare le bellicose tribù locali e che oggi è diventata il centro della cinematografia marocchina, dove merita una visita la trecentesca kasbah di Ait Benhaddou, ben restaurata e protetta dall’Unesco per la sua bellezza, famosa perché utilizzata come set per diversi film come The nel Deserto e Lawrence d’Arabia. Dopo aver scavalcato un’ultima volta la catena dell’Atlante su un percorso assai scenografico che supera i 2.000 metri, si ritorna infine a Marrakech, per immergersi nell’atmosfera irreale di questa affascinante metropoli berbera.

Partenza di gruppo con voli di linea Royal Air Maroc da Milano e Roma il 25 marzo 2016, percorso con veicoli fuoristrada e accompagnatore dall’Italia, pernottamenti in confortevoli riad, hotel 4 stelle e una notte nel deserto in un campo tendato fisso con tenda con letti e bagno privato con mezza pensione, quote da 2.400 euro in doppia tutto compreso.

Giulio Badini

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