La Tanzania, nazione caratterizzata da una delle maggiori biodiversità della terra, con la più consistente popolazione di mammiferi selvatici del continente, 1.500 specie di uccelli e oltre diecimila specie botaniche, è nota tra gli appassionati come uno dei luoghi migliori per avvistare la grande fauna africana che ne popola le sconfinate savane. Ma costituisce ormai anche uno degli ultimi luoghi dove poter ammirare un animale alquanto particolare, lo scimpanzé (Pan troglodytes il nome scientifico). Si tratta infatti dell’animale più simile all’uomo, un primate della famiglia delle scimmie antropomorfe appartenente ad un ramo collaterale della specie umana, con un DNA comune al 98 % e un unico antenato vecchio di 5 milioni di anni. Vive soltanto nel fitto delle foreste tropicali dell’Africa centro-occidentale, sia a terra che sugli alberi dove dorme entro nidi improvvisati, con un numero complessivo di 2.800 esemplari (quindi in pericolo di estinzione, in quanto per il 75 % vivono al di fuori di aree protette), in gruppi guidati da un maschio dominante e un harem di femmine con figli, rispettando un rigido protocollo comportamentale. Fino al 1970, quando la primatologa inglese Jane Goodall cominciò a studiarli in due piccoli parchi nell’ovest della Tanzania, poco si sapeva della complessa vita sociale di questo animale dagli occhioni malinconici. Si pensava, ad esempio, che fossero vegetariani, mentre lei scoprì che non disdegnavano affatto la carne, arrivando ad organizzare feroci battute di caccia a babbuini, cercopitechi, colobi e galagoni, prede che vengono poi equamente divise tra tutta la comunità, e che hanno nelle braccia una forza superiore da 4 a 7 volte rispetto a quelle dell’uomo. Ma soprattutto accertò, rivoluzionando l’etologia dell’epoca, trattarsi di una specie estremamente curiosa, assai         intelligente e logica, capace di apprendere e di ricordare, di produrre e di usare strumenti elementari per procurarsi il cibo, di adattarsi ad una complessa vita di relazioni piena di sentimenti e di emozioni paraumane. E poi che ogni individuo possedeva una personalità propria, con caratteristiche peculiari uniche ed irripetibili, proprio come avviene per gli uomini. Quarant’anni di lavoro della Goodall hanno prodotto l’istituzione del Gombe Stream national park, il più piccolo della Tanzania nella regione occidentale, ed un gruppo di un centinaio di animali ormai abituati alla presenza umana e che quindi possono essere avvicinati anche dai turisti. Si tratta di uno dei pochi posti al mondo dove si possa avvistare in natura questi animali, contribuendo in tal modo al loro studio ed alla loro protezione, trattandosi di un’area di foresta poco abitata e di difficile accesso, compressa tra colline senza strade e la sponda orientale del lago Tanganica, lo specchio d’acqua dolce più lungo al mondo (660 km), secondo per profondità (1.436 m) e per volume d’acqua, ed anche uno dei più vecchi essendosi formato tra 9 e 13 milioni di anni or sono; questa rilevante anzianità spiega l’enorme varietà di pesci endemici che lo abita. Poter osservare queste creature socievoli così da vicino e nel loro habitat naturale, come ha fatto la studiosa inglese per gran parte della sua vita, rappresenta un’esperienza unica ed indimenticabile, degna della camminata per raggiungerli e simile all’incontro con i gorilla di montagna in Uganda e Ruanda.

Ma assieme agli scimpanzé questa nazione grande oltre tre volte l’Italia, e dove il 23 % del territorio risulta protetto, presenta anche altre peculiarità ambientali e naturalistiche: la piana del Serengeti, dove due volte all’anno avviene la maggior transumanza di erbivori del pianeta (milioni di animali con i piccoli in cerca di pascoli ed acqua, marcati a vista dai carnivori), la suggestiva cima del Kilimangiaro, antico vulcano massima altezza del continente con 5.895 m, sempre innevata nonostante si trovi all’Equatore, e il cratere del Ngorongoro che offre in assoluto la maggior densità di fauna selvatica della terra, con rappresentate tutte le specie presenti nell’Africa orientale; tutti siti patrimonio dell’umanità Unesco. Ma esiste anche un’altra peculiarità naturalistica, poco conosciuta e ancor meno visitata: il lago Natron, ubicato nella regione settentrionale al confine con il Kenya e all’interno dell’immane spaccatura geologica della Rift Valley. Si tratta di un lago salato caldo dalla superficie variabile in funzione dell’evaporazione, poco profondo e alimentato da sorgenti termali sotterranee, con acque viscose alcaline sature di carbonato idrato di sodio dall’odore nauseabondo e dall’intensa colorazione rosso-arancio. Queste condizioni chimiche non consentono alcuna forma di vita, se non ad alcuni microrganismi costituenti il pasto preferito per 2,5 milioni di fenicotteri rosa, che vi convergono nel periodo della riproduzione in quanto le acque fetide tengono lontano i predatori dai nidi. E i pochi altri uccelli che incautamente vi si abbeverano, restano impietriti come statue di sale in posizioni tragiche e spettrali.    Anche questa peculiarità geologica rischia però di scomparire a breve, trasformata in una miniera di soda a cielo aperto. Sullo sfondo svetta l’inconfondibile sagoma dell’ Ol Doinyo Lengai, un cono quasi perfetto alto 2.878 m, vulcano attivo con in vetta fumarole di vapore bollente, coni di cenere in crescita e crateri di lava gorgoglianti, e la peculiarità di essere l’unico vulcano della terra ad eruttare lava bianca e fredda composta da carbonati di sodio e potassio.

L’operatore milanese “I Viaggi di Maurizio Levi”  www.viaggilevi.com, specializzato con il proprio catalogo Alla scoperta dell’insolito in percorsi culturale a valenza ambientale, propone in Tanzania un tour di 11 giorni dedicato esclusivamente alla conoscenza del Serengeti, del lago Natron e degli scimpanzé. Unica partenza il 17 febbraio 2016 con volo di linea Etihad da Milano (e da altre città), voli interni su piccoli aerei, pernottamenti in confortevoli lodge e campi tendati fissi con pensione completa, accompagnatore dall’Italia, quote da 5.480 euro in doppia più 480 euro di ingresso ai parchi. In Tanzania Viaggi Levi propone anche due itinerari classici, della durata di 10 giorni.

Giulio Badini

 

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