Lo Svaneti, o Svanezia, la regione caucasica di nord-ovest, può essere considerata come una perla a sé stante della Georgia e al tempo stesso una delle ultime scoperte turistiche in Europa. Si tratta infatti di un’area montuosa d’alta quota, con picchi alti  4.000 m e oltre, profonde vallate solcate da torrenti dove gli abitanti immergono ancora pelli di pecora per catturare le pagliuzze d’oro come ai tempi di Giasone e degli Argonauti, enormi foreste di conifere e prati alpini, ghiacciai e nevi perenni. Scenari stupendi di montagne incontaminate, genuine come secoli or sono, non ancora intaccate da valorizzazioni turistiche, tanto che per arrivarci occorre percorrere strade tortuose, lunghe e disagiate. Ci sono pochi villaggi dalla caratteristica architettura in pietra, disseminati di torri merlate risalenti al IX-XII sec. utilizzate come abitazioni fortificate, chiese ortodosse dipinte fuori e dentro con splendide icone medievali, alcune fortezze. Mestia, il capoluogo, e Ushguli (Patrimonio Unesco), a 2.400 m di quota, costituiscono i centri abitati più alti d’Europa. L’isolamento dovuto alle difficoltà di accesso ha consentito lo sviluppo di una lingua autonoma e il perpetuarsi ancora oggi di usi, costumi e stili di vita consolidati e immutati nel tempo. Qui non arrivarono mai gli eserciti invasori, perché era troppo fuori mano e non c’era proprio nulla da portare via. Dominano un’agricoltura primitiva, una povera economia basata sull’allevamento, il legname e le profonde radici cristiane (qui morì San Simeone, uno degli Apostoli), pur frammiste a riti pagani. Qualcuno ha definito, non a torto, lo Svaneti come il museo medievale vivente della Georgia. Da vedere, prima che si dissolva.  Il Caucaso costituisce una catena montuosa che si estende per 1200 km tra il Mar Nero e il Mar Caspio, considerato il limite sud-orientale dell’Europa; si divide in due rilievi paralleli separati da vallate ad una distanza di un centinaio di chilometri, il Caucaso Maggiore che segna oggi il confine tra Russia a nord e Georgia e Azerbaijan a sud, e il Caucaso Minore esteso su Georgia, Armenia e Azerbaijan. Culmina con il monte Elbrus, 5642 m in territorio russo, e con altre numerose vette sopra i 5000 m.  Come le Alpi si è formata circa 25 milioni di anni or sono, nel periodo Terziario, a seguito della collisione tra la placca continentale arabica e quella euroasiatica.

Con simili premesse risulta chiaro come lo Svaneti rappresenti una regione ideale per la pratica del trekking. Un primo percorso parte dal suggestivo villaggio di Ushguli, ai piedi del massiccio innevato del monte Shkara 5068 m, la cima più elevata della Georgia, e in tre ore conduce fino alle torri della regina Tamar, in ambiente prettamente alpino. Altra attrazione la camminata di 6 ore per il monte Ushba 4710 m, che pur non rientrando tra le vette più alte è noto come il “Cervino del Caucaso”per la sua caratteristica guglia triangolare a doppia cima, e per le sue difficoltà di arrampicata. Sei-sette ore di cammino richiede anche il percorso del monte Inguri Shkhara, che termina ai 2390 m del ghiacciaio Shkhara.  Ancora un ghiacciaio, quello di Chalaadi tra i più imponenti del Caucaso georgiano, dopo aver attraversato un gran bosco di betulle. Ultimo trekking al monte Zuruldi, un altopiano che forma un belvedere naturale dal quale si gode una fantastica visione a 360° su tutte le montagne caucasiche. Da non perdere la visita delle caratteristiche case torri medievali, nonché del Museo Etnografico che tra i tanti reperti espone anche una preziosa raccolta di fotografie dello Svaneti scattate verso la fine del 1800 da Vittorio Sella, forse il maggior fotografo di montagna e nipote del più famoso Quintino Sella, uomo politico e fondatore del Club Alpino Italiano.

L’operatore milanese “I Viaggi di Maurizio Levi”, www.viaggilevi.com, specializzato con il proprio catalogo Alla scoperta dell’insolito in percorsi di trekking in tutti i continenti, propone un itinerario di 12 giorni nel Caucaso, di cui 5 tra le montagne dello Svaneti con facili camminate non troppo lunghe ed impegnative su dislivelli contenuti.  Il percorso di avvicinamento in andata e ritorno servirà invece per scoprire quanto meno gli aspetti storici, artistici e ambientali principali di un paese poco noto, orgoglioso di essere appena uscito dal soffocante giogo sovietico. Tappe salienti saranno Tbilisi, la bella capitale un po’ turca e levantina e un po’ cristiana e latina (fu tra le prime nazioni ad accogliere il Cristianesimo fin dal 337),  ricca di chiese monumentali, antiche fortezze, caravanserragli e sorgenti termali, l’antica capitale Mitskheta (sito Unesco) con la più antica chiesa cristiana e oggi epicentro spirituale con un insieme significativo dell’architettura religiosa in epoca medievale, il complesso rupestre di Uplitstsiche, cittadella fortificata risalente al I millennio a.C., la cattedrale di Bragati a Kutaisi (patrimonio Unesco), il complesso monasteriale di Gelati del XII sec. (ancora patrimonio Unesco), capolavoro dell’arte sacra georgiana, e infine la casa natale e il palazzo residenziale – museo di Stalin a Gori.  Partenze individuali dalla primavera all’inizio dell’autunno, unica partenza di gruppo il 6 agosto 2015, accompagnatore di lingua italiana per tutto il viaggio, affiancato per il trekking da guida locale di lingua georgiana e svan, pernottamenti in confortevoli alberghi con mezza pensione, quote da 1.470 euro in doppia, voli da 380 euro tasse incluse. In Georgia si entra senza passaporto e senza visto, con la sola carta di identità.

Giulio Badini

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