Torna in Canton Ticino la festa più divertente dell’inverno: il Carnevale!
Musica di bande, (dette Guggen), balli in maschera, coriandoli, cortei colorati di carri che mettono alla berlina politici e VIP, un modo innocente di divertirsi, dimenticando i guai di ogni giorno.
Si comincia con il Re Rabadan festeggia – Bellinzona – dal 27 febbraio al 4 marzo.
Un grande appuntamento, che quest’anno spegne ben 151 candeline, per trascorrere nella capitale del Canton Ticino i giorni più divertenti dell’anno. Il carnevale comincia il giovedì, con la consegna delle chiavi a Re Rabadan. Venerdì le sfilate mascherate dei bambini. Sabato l’esibizione musicale delle allegre Guggen ticinesi e di oltre San Gottardo. La domenica Bellinzona ospita il consueto “Grande Corteo Mascherato”, al quale partecipano duemila comparse, che animano una sfilata umoristica di musiche, carri e gruppi.
Il tutto sarà accompagnato da molte altre animazioni, come il concorso per la migliore maschera, spettacoli teatrali, tiro alla fune e decine di “tendine” dove mangiare, bere e ballare giorno e notte. Perché la parola d’ordine durante il regno di Re Rabadan è: divertimento!

Libera Repubblica Nebiopoli. Nebiopoli | Chiasso, dal 27 febbraio al 4 di marzo.
All’apertura del Carnevale le autorità comunali di Chiasso cedono le redini della città al Primo Ministro, (re del carnevale) che, per l’occasione, trasforma la città, in Libera Repubblica Ne-biopoli. Il Martedì Grasso, lungo le vie cittadine, sfila il famoso Corteo mascherato Nebiopoli.
Bande e Guggen, gruppi mascherati e carri rappresentano – in modo satirico ed ironico – eventi avvenuti durante l’anno trascorso.
I festeggiamenti proseguono con grande festa nei capannoni e per le vie cittadine sino alle prime ore del mercoledì.

Stranociada. Carnevale | Locarno città vecchia, dal 28 febbraio al 3 marzo.
Il nome del carnevale la dice lunga… Stranociada si potrebbe infatti tradurre come la notte dove non si chiude occhio. Un appuntamento che si festeggiava già nel lontano ottocento.
A Locarno, in Città Vecchia, ogni anno si ripete la magia del Carnevale tra musica, tradizioni e tanta allegria. La tradizione vuole che il tutto abbia inizio di venerdì, con la consegna delle chiavi della città, seguita dai concerti delle “Guggen”. All’una di notte avviene la premiazione con ricchi premi e la sfilata di tutti i partecipanti in piazza San Antonio.
Le molteplici tendine, sparse qua e là in Città Vecchia, invitano ad una sosta rigenerante tra specialità locali e altre leccornie. Il sabato invece tutti in piazza San Antonio per gustare il risotto con luganighe. E per più piccini non mancano giochi ed animazioni.
Il carnevale è tradizionalmente legato al divertimento e sinonimo di sregolatezza, trasgressione e di eccessi. In una società contadina quale era quella ticinese, fino alla metà circa del 20° secolo, questo si traduceva soprattutto in un’alimentazione più abbondante, anche perché il periodo precedeva la Quaresima, tempo di grande rigore e austerità anche a tavola. Il piatto tradizionale del Carnevale era il risotto accompagnato dai prodotti della mazza, specialmente le luganighe. Si mangiavano pure le castagne con la panna. Anche oggi è il risotto fa parte della festa e solitamente è servito gratuitamente sulle principali piazze cittadine il martedì grasso.
In Ticino, il carnevale ambrosiano si festeggia nelle Tre Valli, (Leventina, Blenio e Riviera), a Tesserete e a Brissago, dove è rimasto in vigore il rito ambrosiano della Chiesa milanese. Le origini di questa suddivisione territoriale di carattere religioso, risalgono al VI-VII secolo. Ciò significa, oggi, avere un ampio periodo del calendario dedicato al carnevale, che in ogni località assume comunque caratteristiche diverse.
Numerose tradizioni sono scomparse, particolarmente nelle città: l’annuncio della festa a suon di campanacci, ad esempio, non esiste quasi più, salvo che in casi sporadici. Altre usanze sopravvivono, ma trasformate: il ballo, un tempo rara occasione di incontro, oggi ha assunto il carattere di festa campestre, dove predominano la musica e la gastronomia. Anche in tale ambito, il risotto e la luganiga di un tempo avevano una preziosità oggi dimenticata; tuttavia si sono moltiplicate ovunque le occasioni per mangiare di tutto, con menù variati, in compagnia.
Continua invece il grande successo dei cortei mascherati che riscuotono sempre successo ovunque.
Il carnevale è, come detto, un periodo di baldoria festiva da celebrare anche a tavola… E allora via alla carrellata di dolcetti rotondi, quadrati e triangolari, che sfrigolano allegramente nell’olio e rotolano nello zucchero per deliziare la popolazione in festa.
Dai ravioli della valle di Muggio, fino a quelli di Tesserete, dalle frittelle di Pazzallo danzando fino alle “ciaciar da la nona”… le occasioni per accumulare calorie non mancano di certo. Queste ricette hanno in comune la frittura, una tradizione antichissima. Il motivo per cui i dolci di carnevale erano fritti è da legare a quello specifico momento dell’anno: il periodo della cuccagna, quando si mangiavano pietanze molto ricche e grasse per prepararsi alla Quaresima.
In Ticino i dolcetti venivano preparati nei primi giorni di carnevale e, una volta fritti, si mangiavano nei giorni a venire, freddi o ripassati nel burro fuso. Nelle case erano serviti a fine pasto o per merenda, nei grotti si accompagnavano a un tazzin di vino. Oggi sono in vendita un po’ in tutto il Cantone durante il periodo di Carnevale.

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