Secondo vecchie reminescenze scolastiche :Back: dietro, tornare Country: campagna, quindi niente  a che vedere con lo sci e la neve, ma ricorrendo a mezzi più moderni, che il web ci mette a disposizione, come Wikipedia, troviamo:

Il termine si può applicare a diverse regioni che sono ragionevolmente vicino alle aree urbane, e sono i seguenti:

  • non immediatamente accessibile in auto
  • ad una quota relativamente alta
  • generalmente non frequentato da visitatori umani
  • limitato a visitatori a propulsione umana

Il backcountry contiene molti rischi tra cui terreni accidentati, pericoloso per la vita, per il maltempo, le valanghe e gli animali selvatici.  incidenti tragici e backcountry, drammatici salvataggi di escursionisti bloccati, alpinisti o sciatori sono una graffetta d’informazione giornalistica. Alcune giurisdizioni hanno discusso i limiti di accesso al backcountry  nei momenti di particolare pericolo.

 Huummm…..Propulsione umana ? bello, mi piace!

Ergo….non faremo mai back country a Cervinia, a Cortina o a Selva ?

Dobbiamo essere dei novelli Mc Candless( Into the wild), sperando di non fare la sua stessa fine nelle lande desolate dell’ Alaska ?

Verremo sbranati da un grizzly o troveranno la nostra mummia congelata al prossimo disgelo come Otzi ?

Niente di tutto questo, almeno qui da noi.

Ma allora cos’è il back country ?

Diciamo che è tutto ciò che si fa con gli sci, la tavola o, perché no, le ciaspole ai piedi lontano da centri abitati, impianti di risalita, non obbligatoriamente solo in discesa etc, etc, etc.

Ognuno dice la sua e vuole appiccicare questa definizione allo stile che più gli piace.

Ma perché, invece, ognuno di noi non prova a vivere questa nuova moda, perché di ciò si tratta, vestendosela addosso, mettendoci del suo ?           e poi… la chiami come vuole: Winterwandering, sci alpinismo, freeride, fuoripista, slow ski, sci escursionismo…….o più semplicemente…. back country…..

L’importante è divertirsi, staccare la spina dalla routine quotidiana ed immergersi nella candida natura immacolata.

Che lo si faccia con un paio di ciaspole ai piedi, con una tavola da snowboard nello zaino o con, ai piedi, due “ banane” da freeride di ultima generazione, poco importa.

Cerchiamo allora di capire qualcosa in più di questo nuovo sport ? passatempo ? moda ?

anche i pistaioli più sfegatati, i puristi delle curve perfette, delle piste “tirate a bigolo”, hanno cominciato ad avere dei sintomi strani, una specie di malattia contagiosa che, a suo tempo, avevo denominato powderite o freeraidosi.

Era scoppiata la febbre del fuori pista, del free ride; il virus letale ?     la POWDER

Arrivava dagli U.S.A. e ha dato il là ad una nuova visione dell’universo neve. In realtà, altro non era che un ritorno alle origini, quando non esistevano ancora i super gatti che tirano le piste come un tavolo da biliardo, quando sciavi sulle gobbe, quando il tallone libero non era una moda ma un’esigenza.

Nuove attrezzature, sci stranissimi, scarponi ed attacchi di nuova generazione per permettere a tutti, o quasi, di gettarsi nella neve fresca sino alle ascelle ?……. beh, alla cintura….. almeno fino alle ginocchia….., se ci va bene che sono due settimane che nevica e se siamo sul versante nord delle alpi…altrimenti….dobbiamo rivedere e ridimensionare i nostri obiettivi, accontentarci di quello che Giove Pluvio, anzi Niveo, ci manda.

Ed ecco che anche un fuori pista nel bosco innevato q.b, la discesa di un canale ripido ed incassato che conserva la neve sino a stagione inoltrata, ci dà la sensazione di essere in un’Alaska nostrana, le nostre Alpi si trasformano, complice la musica dell’ I-pod’, nelle nostre rocky Mountain.

Ci sediamo su un tronco abbattuto dalla troppa neve( o più semplicemente tagliato dai forestali), togliamo dallo zaino un pezzo di formaggio o un bel salame italiano(e qui li freghiamo noi, Alberto Sordi docet,  gli “ammericani” : maccarone, m’hai provocato ? e mò te magno…) e rimaniamo in silenzio a sentire i rumori della natura e  se proprio non riusciremo a vedere i grizzly ci accontentiamo delle marmotte, di qualche camoscio o del maestoso volo di un’aquila.

Back country: ma proviamo a stilare un decalogo, le dieci regole del buon BCman.

Eccolo, in ordine casuale di importanza(n.d.a. quindi è, ovviamente,  un parere personale):

  1. la pista e gli impianti devono essere sufficientemente lontani da non sentirne i rumori.
  2. Il livello di difficoltà dell’ itinerario è ininfluente
  3. Il dislivello di salita e/o discesa è importante ma non fondamentale
  4. L’orologio va lasciato a casa
  5. Il cellulare deve essere sulla modalità: silenzioso
  6. Nello zaino devo sempre avere qualcosa da mangiare e bere
  7. Avere sempre una fotocamera con sé
  8. Partire con qualunque tempo ( poi ne parliamo…)
  9. Fermarsi spesso ad osservare il panorama che ci circonda

10.È possibile farlo da soli, ma, in compagnia di alcuni fidati amici,è .molto più divertente

Ovviamente è sottinteso che è richiesta una buona tecnica sciistica su qualunque tipo di neve, avere sempre con sé ARTVA, pala e sonda e avere una buona preparazione fisica ed un abbigliamento adeguato anche se usciamo per una semplice  ciaspolata.

Ma entriamo nel dettaglio; essendo delle regole sono, ovviamente, ovvie.

  1. È ovvio, se mi faccio portare con l’elicottero in un posto selvaggio e sperduto tutto acquista un fascino maggiore, lo sanno tutti, anche il nostro portafogli. Spesso, comunque, basta scostarsi oltre un crinale, magari sopravvento agli impianti, per non sentirne più i rumori e farci credere di essere soli al mondo
  2. È ovvio, se lo faccio per raccontarlo agli amici o mettere la mia impresa su you-tube, scendere una parete sui 55° o un ripidissimo canalino vertical fa più figo…ma posso sentirmi pago anche di aver compiuto un’impresa “casalinga” portando tutto il necessario per una polenta e salamine  con gli amici, a spalle nello zaino, cucinando il tutto su un barbecue improvvisato nel bosco( occhio alla forestale)
  3. È ovvio, se mi piace sciare il dislivello in salita è direttamente proporzionale alla soddisfazione della discesa, ma anche un susseguirsi di su e giù nel bosco o su un altipiano alla ricerca di animali può dare grosse soddisfazioni
  4. È ovvio, non devo fare le cose con la fretta di dover arrivare alla macchina perché devo sentire come stanno andando le partite. L’orologio, visto che ormai per tutti è anche il telefono, portiamolo ma usiamolo con giudizio
  5. È ovvio, il telefono servirà, si spera mai, solo per le emergenze; e non come fa il mio amico Fabio che lavora al telefono mentre scia (da solo, perché noi lo molliamo). Per l’uso come fotocamera vedi il punto 7
  6. È ovvio, le barrette energetiche sono leggere ed il gatoreid(scritto così per non fare pubblicità) reintegra i sali ma….vuoi mettere un bel cacciatorino ed un pezzo di formaggio di malga…magari bagnato da una bonarda dei colli piacentini…specie se a portarla nello zaino è il tuo amico Pino
  7. È ovvio, che sia compatta o professionale, l’importante è immortalare l’evento, che sia la traccia dei nostri sci nella neve o il musetto di un capriolo o una splendida luna piena….lo so anche il cellulare fa delle splendide foto….ma non sarebbe più un decalogo e dovrei inventarmi la decima regola.
  8. È ovvio, se il bollettino valanghe dà rischio 5, se la perturbazione da sud ovest(la peggiore) ci massacra da tre giorni e non accenna ad andarsene…..cogliamo la palla al balzo ed andiamo a fare lo struscio in centro con la signora: sciata sostituita con giro in centro vale un bonus per due uscite sulla neve. Ma se anche nevica un po’, magari evitiamo i terreni aperti e buttiamoci nel bosco…sotto la neve è …..è….senza parole
  9. È ovvio, questa regola non vale per i maratoneti dello sci da corsa (ma neppure le altre). Prendetevi il tempo che vi occorre e se c’è qualcosa di bello da vedere allungate il percorso o cambiate la meta, l’itinerario e godetevi il panorama che vi circonda.

10. È ovvio, se ho una giornata libera prendo e parto anche se gli amici   abituali devono lavorare; motivo in più per “attaccare bottone” con i compagni occasionali che troveremo sul percorso e, perché no, farsi nuovi amici che potrebbero farci scoprire itinerari nuovi oppure per renderci conto di quanto stiamo bene con i nostri soliti quattro amici di sempre.

Bene, è stata una lunga chiacchierata dopo la quale sicuramente sarete, anzi siamo, ancora più confusi di prima e quindi cosa ci resta da fare ?

andiamo a vedere cosa c’è di là, dietro quel monte,in quell’altra valle, oltre il crinale.

Con una normalissima cartina, o con il gps, controlliamo che si possa, in qualche modo, rientrare alla macchina e poi giù rischiando, perché no, di dover togliere gli sci e farsi a piedi qualche tratto…..into the wild

…dentro la natura selvaggia, ma non troppo, delle nostre montagne che     ci riporta sempre, in  fondo, ahimè, alla civiltà.

testo e fotografie di Adriano Gatta

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