Anche d’inverno si può (ri)scoprire il Salento, terra di Puglia che accoglie i visitatori e turisti con l’incanto delle proprie tradizioni legate alla profonda religiosità, alle vestigia bizantine che ne hanno caratterizzato l’impronta devozionale ed all’antica pratica di produzione dell’olio d’oliva utilizzando i frantoi ipogei, sparsi diffusamente nel sottosuolo salentino ed in parte ancora visibili.

Un’accattivante non consueta vacanza invernale, approfittando della pacchetto turistico proposto dalla rivista di turismo e cultura del Mediterraneo Spiagge (www.mediterraneantourism.it) in collaborazione conla Regione Puglia-assessorato al turismo, cultura e Mediterraneo, l’Agenzia Pugliapromozione, i Gruppi di Azione Locale, Capo di Leuca e Terra d’Arneo, i Comuni di Supersano e Presicce, le Unioni dei Comuni della Grecìa Salentina e del Nord Salento.

Andare per chiese, cripte ed affreschi bizantini

A Tricase, sono da ammirare i restaurati affreschi conservati nella Cripta della Madonna del Gonfalone, mentre a Miggiano, un vicino piccolo paese, è conservato un  raro affresco che ritrae la morte di Maria (Dormitio Virginis). Quindi a Patù, sul mare Jonio nei pressi di Santa Maria di Leuca, è da visitare la “Centopietre”, si tratta di un monumento costruito con i cento massi che appartenevano alla città Messapica di Vereto e che, si dice sia stata la tomba di un generale bizantino, Gimignano, caduto in guerra mentre combatteva contro i Franchi. Ed ancora a a Supersano, nelle Serre Salentine, posta accanto al Santuariola Cripta della Madonna di Coeli Manna e visitabile una grotta, che sembra sia stata frequentata sin dalla Preistoria, in cui possono essere ammirati i dolci occhi a mandorla della Madonna di Coeli Manna, di chiara estrazione pittorica bizantina e visitare il sottostante Santuario seicentesco con la volta a sei stelle.

A Galatina, importante centro del Salento che aderisce all’Associazione Nazionale Città del Vino ed è stata dichiarata città d’arte, è da visitarela Basilica di Santa Caterina d’Alessandria, con splendidi interni affrescati che le conferiscono luminosità ed una stupita attrazione. Per gustare un menu tipico salentino, come non fermarsi al ristorante “Anima&Cuore”( 0836564301), oppure allo storico locale del700’ allestito all’interno dell’Hotel residence Palazzo Baldi (0836568345). Mentre per apprezzare l’arte delle creazioni in ceramica, è consigliato un passaggio nella bottega del ceramista, Agostino Branca (0833545120), proprio nella piazza centrale del paese.

La tradizione dei riti di fuoco ed il tour dei frantoi ipogei

E’ bello cogliere le varie opportunità che la tradizione locale conserva gelosamente ed esprime con rinnovata e coinvolgente determinazione. “Miniere d’oro verde” (l’olio d’oliva) si nascondono sotto la feconda terra salentina. Un’articolata e diffusa rete di frantoi ipogei (collocati nel sottosuolo) produceva il pregiato olio d’oliva dalle olive ricavate dagli ulivi secolari, alberi sacri e leggendari che hanno attraversato le varie epoche della storia umana lungo le strade di Puglia. La tradizione, di derivazione bizantina, di utilizzare i frantoi nel sottosuolo rispondeva all’impulso dato dai Bizantini per fare nascere e prosperare l’economia e il commercio dell’olio di quella terra, ma anche consentire una migliore conservazione del prezioso liquido, oltre a mettere la “ciurma” (gli addetti al frantoio) al riparo dalle incursioni dei nemici, in particolare turchi.

Presicce, fra ‘700 e ‘800, era nota come “città sotterranea”, a causa dell’alto numero di frantoi ipogei (oltre 30), nascosti sotto la piazza principale, tuttora ancora in parte visitabili con guida, che producevano quell’olio lampante destinato ai mercati di tutta Europa, ma anche all’illuminazione locale. tra luminarie, processioni e bande, è organizzata una grande festa di tradizione, in onore di Sant’Andrea (il 29 novembre), protettore dei pescatori, con l’ accensione serale un grande fuoco a forma di barca, realizzato con le fascine della potatura dell’olivo e si mangiano triglie arrosto, in devozione al Santo, protettore dei pescatori. Altro centro salentino rinomato per la produzione dell’olio, è Sternatia, dove l’unico frantoio ipogeo visitabile ancora oggi (fra i 19 totali) è quello di Porta Filia, nel sottosuolo dell’antico giardino di palazzo Granafei. Il paese è parte dell’Unione della Grecìa salentina ( che annovera i Comuni di Calimera, Castrignano dei Greci, Corigliano d’Otranto, Martignano, Martano, Melpignano, Soleto, Sternatia, Zollino, Carpignano Salentino e Cutrofiano), in cui è ancora si parla in “Griko”, un dialetto molto simile al greco che la gente di questa terra ha imparato dai primi coloni grechi in età classica e dai monaci bizantini arrivati nel Salento, già dall’anno Mille. A Novoli fervono intanto i preparativi per organizzare la festa di Sant’Antonio Abate. Una grande pira (di oltre25 metri di altezza), costruita con i tralci della vite – in segno devozionale, propiziatorio e di ringraziamento – provenienti dai vigneti del Nord Salento, verrà fatta ardere in onore del Santo il prossimo  16 gennaio 2013.

 

Il grande appuntamento è diventato ormai la versione invernale della Notte della Taranta in cui grandi musicisti interpretano i canti della canzone popolare grika e salentina. Mentre per la festa del patrono, dalla Fondazione Focara sono chiamati i più affermati designer ad interpretare quella che viene considerata l’espressione per eccellenza dell’arte contadina. Quest’anno è stata la volta di  Ugo Nespolo, il direttore del Museo del cinema di Torino, che ha realizzato il manifesto della manifestazione.

E’ consigliato poi, in occasione della festa, fermarsi nella locanda “Mangia an terra e stusciate subbra” (3281266043) per degustare gli “gnocculeddhi al sapore di mare”, gnocchi di patate conditi con il sugo di pesce, che i novolesi usano consumare in occasione della festa.

di Piergiorgio Felletti

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