Viaggio a Samarkanda: finalmente ci sono arrivata!

“Qualche ” anno fa Roberto Vecchioni riempiva l’aria con le note di un motivetto in apparenza semplice ed orecchiabile, quasi una filastrocca, ma che comunicava un messaggio forte circa il destino e l’ineluttabilità della morte. Di tutto ciò, quello che piu’ mi affascinava era questo nome magico: Samarkanda.

In quel periodo Samarkanda e l’Uzbekistan facevano parte dell’Unione Sovietica, ed erano complicati da raggiungere. E’ rimasta quindi per molti anni solo una voce della mia lista dei desideri di viaggio.

Ora finalmente il viaggio individuale è possibile, e dunque sono qui, davanti alle cupole azzurre ed alle maioliche dalle mille sfumature.

E’ un’emozione forte, ma presto la bellezza di questi monumenti presto cancella i ricordi per lasciare spazio alle sensazioni.

I monumenti sono stati ricostruiti, piu’ che restaurati. Questa scelta ha dato nuova linfa all’antica polemica tra chi vuole che i monumenti antichi restino mucchi di sassi, chi vuole che si evidenzino gli interventi ricostruttivi e chi invece semplicemente li vuole riportati all’antico splendore.

Le maioliche utilizzate per la ricostruzione / restauro dei monumenti di Samarkanda, e delle città d’arte dell’Uzbekistan, sono state riprodotte secondo antichi metodi e con materiali originali; vi è davvero poca differenza tra gli originali e i nuovi, se si eccettua la brillantezza del colore.

Il viaggio a Samarkanda non è solo un viaggio tra i monumenti, è anche un viaggio lungo l’antica  via della seta, da Oriente a Occidente. Le città sono allineate lungo una linea immaginaria, percorsa dalle carovane al passo lento dei cammelli, ed hanno caratteristiche tipiche ora dell’Oriente, ora dell’Occidente. Gli antichi bazar, alimentati dal passaggio dei mercanti, sono ancora oggi attivi, seppur per lo piu’ in nuove costruzioni, moderne, sicure ed igieniche. Dietro i banchi vi sono in prevalenza donne, che vestono ancora gli abiti tradizionali dalle fiammate di colore e decantano a gran voce le qualità della loro merce. Quando sorridono, spesso parte un lampo dai denti d’oro, fino a qualche anno fa segno di distinzione e ricchezza.

Samarkanda fu voluta da Tamerlano, l’antico condottiero mongolo discendente di Gengis Khan: diede slancio ad uno stile costruttivo tipico della sua dinastia – i Timuridi –  che figli e nipoti portarono fino in India, al Rajasthan dei Moghul: il Taj Mahal fu costruito da un suo discendente!

Oltre a girovagare al bazar, l’altra occupazione preferita dagli Uzbeki è perdere tempo nelle sale da te, dove si beve te nero e si fanno spuntini, mollemente adagiati sui cuscini o seduti a tavoli bassi. Le sale da te  in realtà sono luoghi semplici e rustici, nella bella stagione all’aperto e in ombra. Nulla a che vedere con le eleganti sale da te occidentali!

Per la cena mi aspetta il ristorante Platan. I tavoli danno il benvenuto con un trofeo di frutta, secondo la tradizione locale. Come funziona una cena tipica uzbeka? Si ordinano tanti assaggi, tipo  i meze libanesi, un zuppa, ed un piatto di carne. La frutta chiude il pasto. Tutto arriva man mano che è pronto, e si assaggia un po’ di tutto. Ogni tanto ci si alza e si balla, musica tradizionale. Le persone agli altri tavoli conoscono le canzoni, sono hit tradizionali, e quindi accompagnano  cantando. Un po’ come succede anche in Grecia e in Bulgaria.

Ritorno in albergo, è tardi, devo chiudere la valigia: domani mattina si parte presto, il viaggio continua con Shakri-Shab e Bukhara……Ma questa, è un’altra storia.

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