“….Prepararsi alla partenza con gli sci e scarponi
essersi svegliati presto, prima delle sei
e fermarsi in trattoria per un panino
e restar due giorni a letto e non andar più via

Perché no? Perché no?          Perché no? Perché no?”

 

….così cantava il grande Lucio Battisti “ qualche” anno fa e quindi …perché no ? magari scendendo ad un compromesso e, se anche lei è appassionata di sci, si può dimezzare la permanenza sotto il piumone e dedicare un giorno anche allo sci…..ma con uno spirito nuovo più rilassato, meno frenetico, insomma….più slow.

Va tanto di moda lo slow-food ? e allora, perché no, lo slow-ski lasciando ad altri la rincorsa frenetica del record, delle migliaia di metri di dislivello, della ricerca della località più in, talmente in da  diventare out e che ci costringe a cercarne un’altra che sia all’ altezza…..ma dove non sei nessuno se non stai in discoteca fino a notte fonda e se sei sulle piste prima di mezzogiorno……<< Ovvipilante, ma come si fa ad andave a sciave alle otto del mattino…bavboni >> (sentita con le mie orecchie in una nota stazione sciistica della Valtellina).

Già nel film cult dell’83, Vacanze di Natale, grande satira del mondo dorato dello sci, il mitico ed indimenticato “Dogui” Guido Nicheli, svaccato su una sdraio al sole di Cortina, alla richiesta della moglie di andare a sciare, rispondeva  con la sua simpatica parlata meneghina:

<<  ma ti pare che vengo in montagna per sciare, la libidine è qui, amore: sole, whisky e sei in pole position >>

Lasciamo ad altri le mega ammucchiate “al chiaro di luna”, dove, siccome è luna piena(ma oramai si organizzano raduni anche a metà plenilunio), bisogna, per forza, correre con le ciaspole anche se non c’è neve o dove si sta a guardare il numero di iscritti, perché “più siamo e più l’evento è figo”.

Spesso si finisce di lavorare, si salta in macchina, ci si reca nel luogo di ritrovo, ci si infila le ciaspole o le pelli e poi tutti, troppi, a correre verso la meta…..una salamina consumata in piedi ed una birra o un vin-brulè in un bicchiere di plastica……lasciamole ad altri, riappropriamoci del nostro tempo.

Organizziamo con alcuni amici, pochi, un’uscita serale, con la luna piena, in una località un po’ fuori mano, troviamo un rifugetto aperto e ceniamo in compagnia e poi, chiacchierando del più e del meno(categoricamente NON di lavoro), torniamo alla macchina e se poi si mette a nevicare, tanto meglio, ci buttiamo nel bosco e viviamo questa magia….

Eh già, perché, anche sotto una nevicata(senza vento però), è bellissimo sciare o ciaspolare, magari in un bosco rado, e poi finire la giornata davanti ad un caminetto acceso e, perché no, a riprendere quel discorso iniziato sotto il piumone di Battistiana memoria.

Wandern” è un termine tedesco per indicare un “modus vivendi” che a Wengen o a Grindelwald, sotto la  strapiombante parete nord dell’ Eiger o sulle piste all’ombra della Jungfrau è di moda già da alcuni anni.

Letteralmente vuol dire escursionismo ma, per chi già lo pratica  da tempo, è qualcosa di più di una semplice escursione e le località turistiche più avanti (notate bene, non sempre sono le più in ) lo cominciano a capire e si stanno attrezzando.

La Svizzera è stata la prima a recepire questo messaggio ma, da noi, alcune località dell’Alto Adige ( Val Pusteria, Val Venosta, Val Passiria ) si stanno già muovendo su questa strada .

Contemplare: osservare a lungo, con interesse ed ammirazione, ma anche riflettere e meditare di fronte ad una porzione d’orizzonte.

Camminare, un passo dopo l’altro, respirando con il giusto ritmo.

Questa potrebbe essere la traduzione completa ed articolata di questo termine: Wandern, Contemplare.

Camminare e poi fermarsi. Prendersi il tempo per ammirare, lasciar correre i pensieri e lo sguardo sul panorama che ci circonda, sui piccoli dettagli che scivolano davanti alla punta delle scarpe…..o, perché no, degli sci.

Un modus vivendi che sarebbe bello fare nostro anche nella vita di tutti i giorni, anche nelle nostre città, dove, purtroppo il tempo è tiranno, il ritmo della vita è sempre più frenetico e….. <<  aah, se le giornate fossero di 30 ore…..sai quante cose riuscirei a fare >> bah meglio non pensarci e cercare di rilassarci almeno quando ci dedichiamo al nostro sport preferito.

In montagna si fa fatica; ma questa fatica è sempre ampiamente ripagata

E allora, perché no, fondere la  filosofia del wandern con lo sci fuoripista, con lo sci escursionismo per rendere il faticare una cura per il benessere fisico e morale, individuale e collettivo; cosa questa, della quale abbiamo estremo bisogno, soprattutto in questi anni segnati da esplosioni di violenza e di comportamenti folli ed immotivati.

Cosa c’è di più bello, tra una curva e l’altra, del fermarsi ad ammirare il volo maestoso di un’aquila ( e non immaginate neppure quante ne girino sopra le vostre teste mentre sciate) o buttarsi in un bosco e cercare di riconoscere le tracce lasciate nella neve da una miriade di animali.

Non è tempo perso togliersi gli sci e sedersi, magari al sole, su una roccia ad aspettare che una marmotta venga a curiosare.

Nello zainetto, contro ogni moderna regola dietetica, invece delle leggerissime barrette ipocaloriche perché no, metteteci un bel salame, un coltello affilato(fondamentale per non rovinare irrimediabilmente il salume), del “banalissimo” pane fresco di forneria e una bella bottiglia di vino(assolutamente vietato il brick o la plastica)

Godetevi una giornata all’insegna dello slow-ski e, se qualcuno dei vostri amici non è in grado di seguirvi con gli sci, perché no, scegliete un itinerario che permetta a loro di poterci seguire con le ciaspole.

Sarà bello poi ritrovarsi tutti assieme seduti su un ponticello vicino ad un torrente a consumare un salutare pasto a base di salumi e formaggi….alla faccia del colesterolo !!!

Tempo fa, leggendo un libro di Tone Valeruz datato 2004, mi aveva colpito una sua affermazione e ve la voglio riproporre integralmente perché penso che rispecchi perfettamente lo slow-ski pensiero anche se, e forse proprio perché, esce dalla bocca di uno che ha fatto dell’estremo una sua ragione di vita, trasformando  queste parole da controsenso ad assioma.

<<……mi sono spesso soffermato su queste mie sensazioni.

Avevo appena abbandonato la pratica dello sci agonistico.

Finalmente ripresi a sciare in maniera più libera.

Riflettei sullo sport sciistico di massa, frutto dell’esasperazione agonistica e del tecnicismo, sfalsando quel che è la pratica dello sci di montagna.

Ci si sta allontanando dall’ avventura che ha sempre contraddistinto la ricerca di un nuovo rinascere e l’incontro tra uomo e natura.

Oggi, mi sembra, che ci si stia allontanando da ciò che di più bello può rappresentare un pendio nevoso. Condivido con riserva l’esistenza degli impianti di risalita e delle piste: purtroppo, per i più, farne uso significa sfoggiare le migliori attrezzature, inseguire il mito degli sci uniti, che, dal punto di vista tecnico, è da evitare, come sarebbe da evitare il non guardarsi attorno e il non entrare in contatto con la montagna.

L’uomo ha la possibilità di riscoprire nuovi spazi dentro di sé, molto diversi da quelli proposti in maniera competitiva nella vita di tutti i giorni.

La mia  esperienza mi dice che esiste ancora la possibilità, da parte di noi sciatori, di poter instaurare un vero e naturale rapporto di amicizia con la montagna. Sarebbe un vero e proprio delitto non entrare in sintonia con ciò che lo montagna può darci >> beh, per ora, almeno il mito degli sci uniti lo abbiamo evitato, adesso diamoci da fare col resto !!!

La montagna è uno splendido teatro, con la miglior scenografia possibile: uno scenario che si ricompone dopo ogni nevicata e cambia aspetto nell’arco della giornata e delle stagioni:

le baite sommerse dalla neve, le quinte di rocce che si stagliano contro il cielo, un rosso tramonto o il timido volo di un pettirosso e, perché no,  le vostre tracce,

solo le vostre singole tracce lasciate su un pendio vergine……               perché no ?

testo e foto di ADRIANO GATTA

 

 

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